mercoledì 5 luglio 2017

Lontano, lontano

Quando, nel 1966, uscì il 45 giri che conteneva la sua canzone intitolata Lontano, lontano, sembra che Luigi Tenco non fosse molto soddisfatto dell'evento, visto che, avendo ascoltato alcune dichiarazioni di coloro che in quel periodo lo frequentavano assiduamente, aveva già abbracciato le tematiche della canzone impegnata. Quel testo che poteva definirsi "romantico", ed anche, in qualche modo, quella musica, rappresentavano quindi una tappa ormai superata dal cantautore ligure. Lo sta a dimostrare anche il lato B dello stesso disco, che contiene Ognuno è libero: brano decisamente più rock, molto polemico nei confronti di chi non sa accettare la libertà, la fantasia e la stravaganza di coloro che decidono di apparire in modo diverso rispetto ai canoni comuni, vestendo abiti strani, facendosi crescere barba e capelli ecc. Una canzone, insomma, che, mostrava la completa solidarietà del cantautore nei confronti delle nuove generazioni (i cosiddetti capelloni), e che affrontava uno dei temi molto scottanti di allora. Anche l'album che uscì, sempre nel 1966, presso la RCA (la nuova casa discografica di Tenco, visto che fino all'anno precedente incideva i suoi dischi presso la Jolly), comprendeva quasi tutte canzoni con testi "impegnati" come Io sono uno, Un giorno di questi ti sposerò, Un giorno dopo l'altro, E se ci diranno... comprese anche le due che Tenco ripropose in nuove versioni: Io vorrei essere là e Vedrai vedrai. Ma, al di là di questi ragionamenti, resta il fatto che Lontano, lontano va considerata tra le più belle canzoni d'amore della musica italiana, sia per il testo molto coinvolgente, che per la musica (e questo vale anche per Mi sono innamorato di te, Angela e Ho capito che ti amo, altre canzoni di Tenco uscite alcuni anni prima). A proposito del testo, tratta di un amore ormai concluso: un uomo fa un viaggio con la fantasia e immagina che la sua ex, a distanza di molti anni, grazie ad alcune particolari circostanze e con un po' di rimpianto, ancora riesca a ricordarsi di quel lontano amore. Dalle notizie che ho trovato sul web, pare che questo amore sia stato vissuto realmente dall'autore della canzone, e ciò lo si può immaginare anche dal percepibile coinvolgimento di Tenco nell'esecuzione canora del brano. Purtroppo, come accade spesso per le espressioni artistiche di notevole valore, il disco non ebbe molto successo, seppure oggi Lontano, lontano sia uno dei brani musicali più conosciuti ed amati di Luigi Tenco.



DISCO:

Luigi Tenco ‎– Lontano, Lontano
Etichetta: RCA Italiana ‎– PM45 3355, RCA Italiana ‎– PM45-3355
Formato: Vinile, 7", 45 RPM
Paese: Italia
Uscita: 1966
Genere: Pop



Elenco tracce:

A: Lontano, Lontano (L. Tenco)
Coro: "I Cantori Moderni" Di Alessandroni
Orchestra: R.Cini, La Sua Orchestra
Durata: 2:43

B: Ognuno È Libero (L. Tenco)
Orchestra: Ruggero Cini E Il Suo Complesso
Durata: 2:39




TESTO:

E lontano, lontano nel tempo
qualche cosa
negli occhi di un altro
ti farà ripensare ai miei occhi
i miei occhi che t'amavano tanto

E lontano lontano nel mondo
in un sorriso
sulle labbra di un altro
troverai quella mia timidezza
per cui tu
mi prendevi un po' in giro

E lontano lontano nel tempo
l'espressione
di un volto per caso
ti farà ricordare il mio volto
l'aria triste che tu amavi tanto

E lontano lontano nel mondo
una sera sarai con un altro
e ad un tratto
chissà come e perché
ti troverai a parlargli di me


di un amore ormai troppo lontano.

lunedì 29 maggio 2017

Cantautori italiani degli anni '70: Capitolo II - (1972-1973)

Se si dovesse stabilire un anno di partenza che delimitasse la stagione d'oro della canzone cantautorale italiana, penso che questo sarebbe senza dubbi il 1972. Fu in questo preciso anno, infatti, che fecero il loro esordio nel mondo della musica leggera italiana tre giganti della canzone d'autore: Riccardo Cocciante, Francesco De Gregori e Antonello Venditti. Il primo, nel '72 debuttò con un disco decisamente ambizioso intitolato Mu: un album "a tema" che, come recita il titolo, ha come argomento portante la leggenda del continente che scomparve nell'Oceano Pacifico. Dai nomi dei musicisti che vi collaborarono, emerge anche come Cocciante fosse vicino a quel rock progressivo che in Italia, proprio in quegli anni, si distinse particolarmente per alcune opere di ottima qualità. Nel 1973, il cantautore romano pubblicò un altro LP, intitolato Poesia. Qui nasce il Cocciante che, nei successivi dischi, maturerà completamente; nelle dieci canzoni di questo lavoro infatti si riscontrano, anche se ancora un po' sfumate, precise peculiarità artistiche e personali che lo distinguono da tutti gli altri cantautori: una intensità e, più raramente, una rabbia debordante; una malinconia che spesso diviene disperazione; la ricerca dell'amore quasi mai contraccambiato, che ha, come esito finale, uno stato di avvilita solitudine. Ma, come emerge anche dal titolo di questo album, è possibile riscontrare anche la presenza della poesia, ovvero di testi molto curati e tutt'altro che banali, scritti dai parolieri Marco Luberti e Paolo Amerigo Cassella. 



De Gregori e Venditti, già amici da anni, nel '72 esordirono insieme con un album intitolato Theorius Campus: nome col quale si facevano chiamare i due cantautori in quel tempo. Sono dodici canzoni (sei eseguite da Venditti, quattro da De Gregori e due da entrambi) di ottima qualità. Famosissime alcune come Roma capoccia, Ciao uomo e Signora Aquilone, meno altre, si distinguono per una non comune qualità dei testi,ai quali, pressoché in tutti i brani, si dà più importanza rispetto alle musiche. Per quanto riguarda l'ispirazione, non vi è dubbio che entrambi tennero ben presenti due artisti internazionali di primo livello: Bob Dylan e Leonard Cohen (quest'ultimo citato in una canzone). 



I due continuarono a pubblicare LP separatamente; nel 1973 Venditti fece uscire L'orso bruno: altro disco memorabile del quale segnalo E li ponti so' soli e Lontana è Milano, dove i temi della solitudine e dell'emigrazione sono trattati in modo quanto mai appassionato. Sempre nel '73, lo stesso Venditti pubblicò un secondo album: Le cose della vita, in cui emerge il bellissimo pezzo Le tue mani su di me (rieseguito ottimamente da Patty Pravo nel 1975). 



De Gregori, sempre nel '73, si fece notare con l'ottimo disco a 33 giri intitolato Alice non lo sa; le dodici canzoni presenti sorprendono per grande maturità, impegno, alto valore poetico e originalità. Difficile sarebbe, almeno per me, stabilire quali siano, fra queste, le migliori, visto che le definirei tutte superlative (si tratta di uno dei migliori dischi della musica leggera italiana). Quanto agli argomenti (così importanti nelle canzoni di De Gregori!) e alle influenze, si nota una preferenza per temi che riguardano problemi sociali e d'attualità (la solitudine, la guerra ecc.) ma non di rado l'argomento è meno delineato; in questi ultimi casi viene a galla in modo inequivocabile lo spessore poetico del testo.



Claudio Baglioni nel 1972 si affermò definitivamente con Questo piccolo grande amore: un "concept album" che ha come tema principale la nascita e la fine di un amore giovanile. Pur non spiccando per l'impegno, le canzoni dell'LP si distinguono per l'esemplare interpretazione del cantautore romano; per la descrizione, nei testi, delle vicende amorose che si svolgono in una Roma estiva indimenticabile; per la qualità non indifferente delle musiche, capaci di trasmettere già ai primi ascolti emozioni particolarmente intense. Dello stesso, anche se meno conosciute, vanno segnalate tre canzoni della colonna sonora del film Fratello sole, sorella luna (di questa però, Baglioni è soltanto interprete). Nel 1973 Baglioni pubblicò un altro "concept album": Gira che ti rigira amore bello, in cui spiccano brani musicali di ottima fattura come Amore bello e Io me ne andrei. Fondamentale, nella creazione di tutti e due gli album citati, l'apporto del produttore e compositore ligure Antonio Coggio.



Radici è il titolo del quarto album di Francesco Guccini che uscì nel 1972. Sette canzoni che fanno la storia della canzone d'autore italiana; La locomotiva, che è il brano più famoso, si rifà ad un fatto veramente accaduto alla fine del XIX secolo. Il vecchio e il bambino sprigiona una indefinibile malinconia che nasce nel vedere il paesaggio mutato dal prepotente avanzamento dell'industrializzazione; Canzone dei dodici mesi è una vera e propria poesia che sa descrivere in modo stravagante ogni mese dell'anno. Incontro, che parla di due persone ritrovatesi a dieci anni dalla fine del loro amore, possiede ancora una volta elementi malinconici non comuni; Piccola città, infine, parla di Modena: luogo in cui Guccini visse e che in questa canzone ricorda non piacevolmente ma in modo personalissimo (tant'è che anche questo testo rimane nella mente per la sua eccezionalità).



Sempre nel 1972 esce il secondo album di Roberto Vecchioni dal titolo Saldi di fine stagione; consiste in otto eccellenti brani musicali tra i quali spiccano La leggenda di Olaf (in seguito incisa anche da Ornella Vanoni) e I pazzi sono fuori. Lo stile di Vecchioni è ancora quello degli esordi e si basa su interpretazioni struggenti e testi mai banali che spaziano dalle antiche leggende alla storia vera e propria, dalle vicende personali ad argomenti di scottante attualità. Stesso discorso vale anche per il successivo album del cantautore milanese: L'uomo che si gioca il cielo a dadi, pubblicato nel 1973, che contiene anche la bellissima Luci a San Siro.



Anche questi due anni furono dominati (e non solo per quel che riguarda la vendita di dischi) dalla coppia Lucio Battisti-Mogol; nel '72 infatti uscirono ben due album che portano la loro firma: Umanamente uomo: il sogno e Il mio canto libero; all'interno di entrambi una sfilza di capolavori, tra i quali cito: I giardini di marzo, Innocenti evasioni, E penso a te, Comunque bella, La luce dell'est, L'aquila, Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi ecc. Nel '73 incisero un altro disco: Il nostro caro angelo, che, oltre al brano che dà il titolo all'album, comprende: La collina dei ciliegi, La canzone della terra e Le allettanti promesse. Si può dire che mai, in precedenza, la coppia artistica avesse sfornato così tante belle canzoni. In questi LP si nota inoltre una leggera trasformazione della fattura dei brani musicali, i quali risultano meno gridati; i testi poi, mostrano spesso una sorta di amaro disincanto, unito, in taluni casi ad una buona dose di arguta ironia.
Nel 1972 Lucio Dalla partecipò, per il secondo anno consecutivo, al Festival di Sanremo con la bellissima Piazza grande; fatto sta che la canzone non ottenne i riconoscimenti attesi e certamente meritati, e il cantautore emiliano chiuse definitivamente con la gara canora più famosa d'Italia. Sempre nel '72, Dalla fece uscire un 45 giri che nel lato A contiene un altra bella canzone: Sulla rotta di Cristoforo Colombo. Nel '73 nacque una collaborazione decisamente sui generis, tra lo stesso Dalla e il poeta italiano Roberto Roversi; da questa, a sua volta nacque un memorabile album intitolato Il giorno aveva cinque teste. Si tratta in tutto di dieci canzoni dove, oltre alla grande poesia di Roversi, spiccano sia gli sperimentalismi sonori del geniale cantautore, sia gli argomenti originalissimi e ben delineati che, quasi sempre, toccano l'attualità più allarmante.



Altro debutto nella scena musicale italiana è quello di Claudio Lolli, che pubblica nel 1972 il suo primo album: Aspettando Godot. Si fa subito notare per alcuni testi fortemente impegnati ed altri in cui si palesa una malinconia straziante. Da segnalare, oltre a quello che dà il titolo all'LP, sono almeno tre brani: Borghesia, Michel e Quello che mi resta. L'anno dopo Lolli fece uscire un secondo album intitolato Un uomo in crisi. Canzoni di morte. Canzoni di vita; come spiega bene il titolo, questo disco può dividersi in tre parti, ciascuna delle quali rappresenta gli stati d'animo del cantautore. Da ricordare sono Un uomo in crisi e Un uomo nascosto.
Un ennesimo debutto vede protagonista Mauro Pelosi, cantautore romano poco conosciuto che nel 1972 pubblicò l'album La stagione per morire; nelle nove canzoni del disco l'elemento più diffuso è un forte pessimismo unito ad una tristezza che sfiora l'afflizione. I titoli dei brani musicali sono eloquenti, a partire da quello che dà il titolo all'LP agli altri come Paura, Cosa aspetti ad andar via, Suicidio... Di valore inferiore rispetto al primo, il secondo album di Pelosi: Il mercato degli uomini piccoli, che uscì nel 1973.
Passando alle generazioni più attempate, non si può non cominciare da Fabrizio De André, che nel 1972 fece uscire un solo 45 giri con la cover della celebre canzone di Leonard Cohen: Suzanne; l'anno seguente invece pubblicò un concept album intitolato Storia di un impiegato, che narra la vicenda individuale e politica di un uomo che, seppure fuori dal contesto per età e posizione, si ritrova a vivere direttamente il periodo caldo del Maggio francese. Tra le canzoni più riuscite cito Al ballo mascherato, Canzone del padre e Il bombarolo.



Giorgio Gaber, in questo biennio era ormai immerso totalmente nell'attività teatrale, che però si continua a basare sulle ottime canzoni scritte da lui e da Sandro Luporini. Tant'è che anche in questo periodo Gaber pubblicò dei dischi, e in particolare va segnalato il doppio album del 1973 Far finta di essere sani in cui troviamo alcuni brani mitici del cantautore milanese come Lo shampoo, Un'idea, La nave e La libertà, uniti ad altri altrettanto belli che mostrano la piena maturazione di Gaber, sia per quel che concerne le tematiche trattate che per la presenza di una quasi costante ironia sostanziata da ineguagliabile acume e genialità.
Piero Ciampi, nel 1973 pubblicò l'album Io e te abbiamo perso la bussola, che contiene canzoni come Te lo faccio vedere chi sono io, Mia moglie, Io e te, Maria, le quali rappresentano il meglio del cantautore toscano, perché in esse raggiunge il culmine della sua arte, fatta di estrema passionalità, di palpabile melanconia, di compiaciuta e disperata ironia e, ancora una volta, di alta poesia.

Sempre a riguardo della canzone d'autore italiana, ricapitolando ciò che rimane da dire, va ricordata la canzone Col tempo sai, cover di un brano musicale del cantautore francese Leo Ferré egregiamente interpretata da Gino Paoli ed inserita dallo stesso nell'album Amare per vivere (1972). Vanno poi citati i due album fortemente sperimentali di Franco Battiato: Pollution (1972) e Sulle corde di Aries (1973) così come quelli di Claudio Rocchi: La norma del cielo (1972) e Essenza (1973). Non va dimenticato Sergio Endrigo che nel '72 fece uscire un LP dedicato al pubblico infantile e che si avvaleva della collaborazione del grande cantante-poeta brasiliano Vinicius De Moraes; quindi, nel '73 pubblicò un altro album di buona fattura intitolato Elisa Elisa e altre canzoni d'amore. Infine rammento Il mio cavallo bianco: disco del veterano Domenico Modugno uscito nel 1973, al cui interno si trova la famosa canzone L'anniversario, che trattava l'argomento del divorzio, allora più attuale che mai per via del referendum di nota memoria svoltosi nell'anno successivo.

lunedì 17 aprile 2017

Nel cuore, nell'anima

Un bambino conoscerai,
non ridere, non ridere di lui!

Nel mio cuor, nell'anima
c'è un prato verde che mai,
nessuno ha mai calpestato, nessuno...
Se tu vorrai conoscerlo
cammina piano perché
nel mio silenzio
anche un sorriso può fare rumore.
Non parlare...

Nel mio cuor, nell'anima
tra fili d'erba vedrai
ombre lontane di gente sola
che per un attimo è stata qui
e che ora amo perché
se n'è andata via
per lasciare il posto a te.



È, a mio parere, tra le migliori canzoni create dal geniale duo Mogol-Battisti. Meravigliosi sono musica e testo. Quanto alle interpretazioni: quella dell'Equipe 84, cronologicamente uscita per prima in un 45 giri del 1967, è senz'altro di alto livello (Maurizio Vandelli, ovvero il leader del gruppo, in quel periodo ed anche negli anni successivi, era uno dei migliori interpreti italiani in assoluto, anche grazie ad una voce notevole e personalissima). Ottima è poi la parte iniziale del brano musicale, con gli archi che aprono in modo magistrale. Molto bella è anche la versione dei Dik Dik, che avrebbero dovuto eseguire il pezzo al posto dell'Equipe 84, e che invece dovettero rinunciare; comunque la canzone fu pubblicata qualche anno dopo, all'interno di una raccolta di successi del gruppo. Allo stesso livello, direi, è l'esecuzione del coautore: Lucio Battisti; anche lui fece uscire il brano musicale su un 33 giri pubblicato nel 1969, che fu anche il primo del cantautore laziale.
Mi sembra infine opportuno spendere qualche parola per il poetico testo di Mogol. È un invito o, se si vuole, una confessione fatta da un uomo alla donna amata: la richiesta che egli fa è relativa alla sensibilità, al rispetto ed all'educazione: la si invita infatti ad entrare in punta di piedi (senza fare rumore) nel verde prato che simboleggia l'anima dell'uomo; questo è un luogo mai visitato, puro, dove si possono ravvisare soltanto ombre lontane, ovvero altre anime con le quali egli ha condiviso parti importanti della sua esistenza. Il fatto che si parli di "gente sola" rende la spiegazione del testo più complicata, poiché potrebbe trattarsi di persone che sono scomparse, e quindi, magari, dei genitori dell'uomo (da qui anche la citazione delle ombre "lontane"). Ora però, nella sua anima c'è posto soltanto per una presenza: quella della donna amata.