venerdì 17 gennaio 2020

"Com'è bella la città" di Giorgio Gaber


La contrapposizione tra città e campagna ha origini antichissime, anche se oggi sembra definitivamente superata, almeno non sembra presa in considerazione come lo era una volta. Se si parla di canzoni, rimanendo nei confini dell'Italia, mi ricordo un periodo, compreso tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70 del Novecento, in cui questo argomento era molto vivo ed estremamente sentito. La mia tesi è suffragata da una serie di canzoni che si ascoltavano allora, come Viva la campagna di Nino Ferrer, Cincinnato di Claudio Baglioni, Le allettanti promesse di Lucio Battisti, Un albero di trenta piani di Adriano Celentano ecc. Quest'ultimo era stato il primo a porre in risalto il problema della cementificazione di certi luoghi, nella celebre Il ragazzo della via Gluck, che partecipò al Festival di Sanremo del 1966. Dopo di lui, fu Giorgio Gaber il cantautore che più ebbe a cuore queste tematiche; in particolare, fu la canzone Com'è bella la città, uscita nel 1969, ad ottenere cospicui consensi ed a rendere Gaber ancor più popolare di quanto già fosse. Il testo di questo brano musicale, in realtà, ha come bersaglio la città, ironicamente decantata nei modi cari a Jacques Brel, ovvero con un ritmo inizialmente molto lento, seguito da un crescendo spasmodico che improvvisamente s'interrompe. Gaber, nel testo, si rivolge ad un amico che vive in campagna, e cerca di convincerlo a cambiare la sua residenza per andare ad abitare in una città; per allettarlo elenca in modo convulso una serie di qualità possedute dalle città, che in realtà ottengono l'effetto contrario, poiché fanno percepire la totale caoticità della vita cittadina. Insomma, è una implicita accusa all'ambiente usuale delle città: dominato dall'estremo traffico (e dal conseguente inquinamento); da un consumismo sfrenato; da una frenesia insensata; da una cementificazione senza limiti e senza criteri e dalla disumanizzazione degli individui. Potrà sembrare strano, ma il testo di questa canzone è presente in un vecchio libro di scuola, che usai tanti anni fa, al tempo delle scuole medie inferiori; ma, a pensarci bene, così strano non è, poiché esistono diverse canzoni popolari i cui testi posseggono requisiti tali da ben figurare anche in libri scolastici: Com'è bella la città può essere considerata certamente una di queste.





COM'È BELLA LA CITTÁ
(G. Gaber - A. Luporini)

Com'è bella la città
Com'è grande la città
Com'è viva la città
Com'è allegra la città
Vieni, vieni in città
Che stai a fare in campagna?
Se tu vuoi farti una vita
Devi venire in città
Com'è bella la città
Com'è grande la città
Com'è viva la città
Com'è allegra la città
Piena di strade e di negozi
E di vetrine piene di luce
Con tanta gente che lavora
Con tanta gente che produce
Con le réclames sempre più grandi
Coi magazzini le scale mobili
Coi grattacieli sempre più alti
E tante macchine sempre di più.
Com'è bella la città
Com'è grande la città
Com'è viva la città
Com’è...
Vieni, vieni in città
Che stai a fare in campagna
Se tu vuoi farti una vita
Devi venire in città
Com'è bella la città
Com'è grande la città
Com'è viva la città
Com'è allegra la città
Piena di strade e di negozi
E di vetrine piene di luce
Con tanta gente che lavora
Con tanta gente che produce
Con le réclames sempre più grandi
Coi magazzini le scale mobili
Coi grattacieli sempre più alti
E tante macchine sempre di più...