Se si dovesse
stabilire un anno di partenza che delimitasse la stagione d'oro della canzone
cantautorale italiana, penso che questo sarebbe senza dubbi il 1972. Fu in
questo preciso anno, infatti, che fecero il loro esordio nel mondo della musica
leggera italiana tre giganti della canzone d'autore: Riccardo Cocciante,
Francesco De Gregori e Antonello Venditti. Il primo, nel '72 debuttò con un
disco decisamente ambizioso intitolato Mu:
un album "a tema" che, come recita il titolo, ha come argomento
portante la leggenda del continente che scomparve nell'Oceano Pacifico. Dai
nomi dei musicisti che vi collaborarono, emerge anche come Cocciante fosse
vicino a quel rock progressivo che in Italia, proprio in quegli anni, si
distinse particolarmente per alcune opere di ottima qualità. Nel 1973, il
cantautore romano pubblicò un altro LP, intitolato Poesia. Qui nasce il Cocciante che, nei successivi dischi, maturerà
completamente; nelle dieci canzoni di questo lavoro infatti si riscontrano,
anche se ancora un po' sfumate, precise peculiarità artistiche e personali che
lo distinguono da tutti gli altri cantautori: una intensità e, più raramente,
una rabbia debordante; una malinconia che spesso diviene disperazione; la
ricerca dell'amore quasi mai contraccambiato, che ha, come esito finale, uno
stato di avvilita solitudine. Ma, come emerge anche dal titolo di questo album,
è possibile riscontrare anche la presenza della poesia, ovvero di testi molto
curati e tutt'altro che banali, scritti dai parolieri Marco Luberti e Paolo
Amerigo Cassella.
De Gregori e Venditti, già amici da anni, nel '72 esordirono
insieme con un album intitolato Theorius
Campus: nome col quale si facevano chiamare i due cantautori in quel tempo.
Sono dodici canzoni (sei eseguite da Venditti, quattro da De Gregori e due da
entrambi) di ottima qualità. Famosissime alcune come Roma capoccia, Ciao uomo
e Signora Aquilone, meno altre, si
distinguono per una non comune qualità dei testi,ai quali, pressoché in tutti i
brani, si dà più importanza rispetto alle musiche. Per quanto riguarda
l'ispirazione, non vi è dubbio che entrambi tennero ben presenti due artisti
internazionali di primo livello: Bob Dylan e Leonard Cohen (quest'ultimo citato
in una canzone).
I due continuarono a pubblicare LP separatamente; nel 1973
Venditti fece uscire L'orso bruno:
altro disco memorabile del quale segnalo E
li ponti so' soli e Lontana è Milano,
dove i temi della solitudine e dell'emigrazione sono trattati in modo quanto
mai appassionato. Sempre nel '73, lo stesso Venditti pubblicò un secondo album:
Le cose della vita, in cui emerge il
bellissimo pezzo Le tue mani su di me
(rieseguito ottimamente da Patty Pravo nel 1975).
De Gregori, sempre nel '73,
si fece notare con l'ottimo disco a 33 giri intitolato Alice non lo sa; le dodici canzoni presenti sorprendono per grande
maturità, impegno, alto valore poetico e originalità. Difficile sarebbe, almeno
per me, stabilire quali siano, fra queste, le migliori, visto che le definirei
tutte superlative (si tratta di uno dei migliori dischi della musica leggera
italiana). Quanto agli argomenti (così importanti nelle canzoni di De Gregori!)
e alle influenze, si nota una preferenza per temi che riguardano problemi
sociali e d'attualità (la solitudine, la guerra ecc.) ma non di rado
l'argomento è meno delineato; in questi ultimi casi viene a galla in modo
inequivocabile lo spessore poetico del testo.
Claudio Baglioni nel
1972 si affermò definitivamente con Questo
piccolo grande amore: un "concept album" che ha come tema
principale la nascita e la fine di un amore giovanile. Pur non spiccando per
l'impegno, le canzoni dell'LP si distinguono per l'esemplare interpretazione
del cantautore romano; per la descrizione, nei testi, delle vicende amorose che
si svolgono in una Roma estiva indimenticabile; per la qualità non indifferente
delle musiche, capaci di trasmettere già ai primi ascolti emozioni
particolarmente intense. Dello stesso, anche se meno conosciute, vanno
segnalate tre canzoni della colonna sonora del film Fratello sole, sorella luna (di questa però, Baglioni è soltanto
interprete). Nel 1973 Baglioni pubblicò un altro "concept album": Gira che ti rigira amore bello, in cui
spiccano brani musicali di ottima fattura come Amore bello e Io me ne andrei.
Fondamentale, nella creazione di tutti e due gli album citati, l'apporto del
produttore e compositore ligure Antonio Coggio.
Radici è il titolo del quarto album di Francesco
Guccini che uscì nel 1972. Sette canzoni che fanno la storia della canzone
d'autore italiana; La locomotiva, che
è il brano più famoso, si rifà ad un fatto veramente accaduto alla fine del XIX
secolo. Il vecchio e il bambino
sprigiona una indefinibile malinconia che nasce nel vedere il paesaggio mutato
dal prepotente avanzamento dell'industrializzazione; Canzone dei dodici mesi è una vera e propria poesia che sa
descrivere in modo stravagante ogni mese dell'anno. Incontro, che parla di due persone ritrovatesi a dieci anni dalla
fine del loro amore, possiede ancora una volta elementi malinconici non comuni;
Piccola città, infine, parla di
Modena: luogo in cui Guccini visse e che in questa canzone ricorda non
piacevolmente ma in modo personalissimo (tant'è che anche questo testo rimane
nella mente per la sua eccezionalità).
Sempre nel 1972 esce
il secondo album di Roberto Vecchioni dal titolo Saldi di fine stagione; consiste in otto eccellenti brani musicali
tra i quali spiccano La leggenda di Olaf
(in seguito incisa anche da Ornella Vanoni) e I pazzi sono fuori. Lo stile di Vecchioni è ancora quello degli
esordi e si basa su interpretazioni struggenti e testi mai banali che spaziano
dalle antiche leggende alla storia vera e propria, dalle vicende personali ad
argomenti di scottante attualità. Stesso discorso vale anche per il successivo
album del cantautore milanese: L'uomo che
si gioca il cielo a dadi, pubblicato nel 1973, che contiene anche la
bellissima Luci a San Siro.
Anche questi due anni
furono dominati (e non solo per quel che riguarda la vendita di dischi) dalla
coppia Lucio Battisti-Mogol; nel '72 infatti uscirono ben due album che portano
la loro firma: Umanamente uomo: il sogno
e Il mio canto libero; all'interno di
entrambi una sfilza di capolavori, tra i quali cito: I giardini di marzo, Innocenti
evasioni, E penso a te, Comunque bella, La luce dell'est, L'aquila,
Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi
ecc. Nel '73 incisero un altro disco: Il
nostro caro angelo, che, oltre al brano che dà il titolo all'album,
comprende: La collina dei ciliegi, La canzone della terra e Le allettanti promesse. Si può dire che
mai, in precedenza, la coppia artistica avesse sfornato così tante belle
canzoni. In questi LP si nota inoltre una leggera trasformazione della fattura
dei brani musicali, i quali risultano meno gridati; i testi poi, mostrano
spesso una sorta di amaro disincanto, unito, in taluni casi ad una buona dose
di arguta ironia.
Nel 1972 Lucio Dalla
partecipò, per il secondo anno consecutivo, al Festival di Sanremo con la
bellissima Piazza grande; fatto sta
che la canzone non ottenne i riconoscimenti attesi e certamente meritati, e il
cantautore emiliano chiuse definitivamente con la gara canora più famosa
d'Italia. Sempre nel '72, Dalla fece uscire un 45 giri che nel lato A contiene
un altra bella canzone: Sulla rotta di
Cristoforo Colombo. Nel '73 nacque una collaborazione decisamente sui generis, tra lo stesso Dalla e il
poeta italiano Roberto Roversi; da questa, a sua volta nacque un memorabile
album intitolato Il giorno aveva cinque
teste. Si tratta in tutto di dieci canzoni dove, oltre alla grande poesia
di Roversi, spiccano sia gli sperimentalismi sonori del geniale cantautore, sia
gli argomenti originalissimi e ben delineati che, quasi sempre, toccano
l'attualità più allarmante.
Altro debutto nella
scena musicale italiana è quello di Claudio Lolli, che pubblica nel 1972 il suo
primo album: Aspettando Godot. Si fa
subito notare per alcuni testi fortemente impegnati ed altri in cui si palesa
una malinconia straziante. Da segnalare, oltre a quello che dà il titolo
all'LP, sono almeno tre brani: Borghesia,
Michel e Quello che mi resta. L'anno dopo Lolli fece uscire un secondo album
intitolato Un uomo in crisi. Canzoni di
morte. Canzoni di vita; come spiega bene il titolo, questo disco può
dividersi in tre parti, ciascuna delle quali rappresenta gli stati d'animo del
cantautore. Da ricordare sono Un uomo in
crisi e Un uomo nascosto.
Un ennesimo debutto
vede protagonista Mauro Pelosi, cantautore romano poco conosciuto che nel 1972
pubblicò l'album La stagione per morire;
nelle nove canzoni del disco l'elemento più diffuso è un forte pessimismo unito
ad una tristezza che sfiora l'afflizione. I titoli dei brani musicali sono
eloquenti, a partire da quello che dà il titolo all'LP agli altri come Paura, Cosa aspetti ad andar via, Suicidio...
Di valore inferiore rispetto al primo, il secondo album di Pelosi: Il mercato degli uomini piccoli, che
uscì nel 1973.
Passando alle
generazioni più attempate, non si può non cominciare da Fabrizio De André, che nel
1972 fece uscire un solo 45 giri con la cover della celebre canzone di Leonard
Cohen: Suzanne; l'anno seguente invece
pubblicò un concept album intitolato Storia di un impiegato, che narra la
vicenda individuale e politica di un uomo che, seppure fuori dal contesto per
età e posizione, si ritrova a vivere direttamente il periodo caldo del Maggio
francese. Tra le canzoni più riuscite cito Al
ballo mascherato, Canzone del padre
e Il bombarolo.
Giorgio Gaber, in
questo biennio era ormai immerso totalmente nell'attività teatrale, che però si
continua a basare sulle ottime canzoni scritte da lui e da Sandro Luporini.
Tant'è che anche in questo periodo Gaber pubblicò dei dischi, e in particolare
va segnalato il doppio album del 1973 Far
finta di essere sani in cui troviamo alcuni brani mitici del cantautore
milanese come Lo shampoo, Un'idea, La nave e La libertà,
uniti ad altri altrettanto belli che mostrano la piena maturazione di Gaber,
sia per quel che concerne le tematiche trattate che per la presenza di una
quasi costante ironia sostanziata da ineguagliabile acume e genialità.
Piero Ciampi, nel
1973 pubblicò l'album Io e te abbiamo
perso la bussola, che contiene canzoni come Te lo faccio vedere chi sono io, Mia moglie, Io e te, Maria,
le quali rappresentano il meglio del cantautore toscano, perché in esse
raggiunge il culmine della sua arte, fatta di estrema passionalità, di
palpabile melanconia, di compiaciuta e disperata ironia e, ancora una volta, di
alta poesia.
Sempre a riguardo
della canzone d'autore italiana, ricapitolando ciò che rimane da dire, va
ricordata la canzone Col tempo sai,
cover di un brano musicale del cantautore francese Leo Ferré egregiamente
interpretata da Gino Paoli ed inserita dallo stesso nell'album Amare per vivere (1972). Vanno poi citati i due album fortemente
sperimentali di Franco Battiato: Pollution
(1972) e Sulle corde di Aries (1973)
così come quelli di Claudio Rocchi: La
norma del cielo (1972) e Essenza
(1973). Non va dimenticato Sergio Endrigo che nel '72 fece uscire un LP
dedicato al pubblico infantile e che si avvaleva della collaborazione del
grande cantante-poeta brasiliano Vinicius De Moraes; quindi, nel '73 pubblicò
un altro album di buona fattura intitolato Elisa
Elisa e altre canzoni d'amore. Infine
rammento Il mio cavallo bianco: disco
del veterano Domenico Modugno uscito nel 1973, al cui interno si trova la
famosa canzone L'anniversario, che
trattava l'argomento del divorzio, allora più attuale che mai per via del
referendum di nota memoria svoltosi nell'anno successivo.