venerdì 23 aprile 2021

5 canzoni nate da 5 lontani fatti di cronaca

 

Alcune canzoni del passato sono nate da fatti veri, spesso drammatici: assassini, disastri, scontri violenti ecc. Sono stati spesso dei cantautori, evidentemente più sensibili agli avvenimenti reali, che si sono occupati, in forma di canzone, di questi eventi che, quando sono accaduti, hanno impressionato, colpito e commosso la suscettibilità di innumerevoli persone per l'atrocità, la tragicità o la straordinarietà che essi rappresentavano. Il 9 ottobre del 1967 moriva ancora giovane in Bolivia "el Che", ovvero il rivoluzionario argentino Ernesto Guevara de la Serna più noto come Che Guevara, personaggio mitico, simbolo della rivoluzione marxista per tante generazioni della sinistra; ancora oggi la sua stella risplende per la straordinaria coerenza delle sue azioni e per l'idealismo puro che lo guidava. Non molti probabilmente conosceranno una canzone di Sergio Endrigo risalente al 1968 che fu retro di un 45 giri, il pezzo s'intitola Anch'io ti ricorderò e mette in luce il carattere politico poco noto del cantautore di Pola; ma la canzone è soprattutto un sincero tributo dedicato al rivoluzionario più famoso del mondo. Ecco una parte del testo: «Era mezzogiorno e tu non c'eri / un bambino piangeva nel silenzio / fuori c'era il sole e caldi odori / e parole antiche di soldati. / Oggi ti ricorda la tua gente, / Cuba viva sotto il sole, / la Sierra che ti ha visto vincitore. / Addio, addio, / chi mai ti scorderà. / Addio, addio, / anch'io ti ricorderò». 

È passata alla storia come "Battaglia di Valle Giulia" la serie di scontri tra poliziotti e manifestanti (tra i quali c'erano molti studenti) che avvenne il primo marzo del 1968, nella zona di Roma in prossimità del quartiere Parioli, che è appunto detta Valle Giulia; e proprio così s'intitola un brano piuttosto famoso del cantautore Paolo Pietrangeli che, proprio durante il fatidico Sessantotto, fece uscire un 45 giri comprendente la canzone citata in cui con passione sincera e con entusiasmo palpabile narrava del coraggio dimostrato dai manifestanti e dagli studenti che decisero di non indietreggiare di fronte alla polizia e che scatenarono una vera e propria guerriglia urbana; eccone un passo: «Il primo marzo, sì, me lo rammento, / saremmo stati millecinquecento / e caricava giù la polizia / ma gli studenti la cacciaron via. / - No alla scuola dei padroni! / Via il governo, dimissioni! - ». Il fatto ebbe grande risonanza e suscitò varie reazioni di personaggi anche molto noti, tra questi, famoso rimane il pensiero di Pier Paolo Pasolini che si schierò, motivando la sua decisione, dalla parte dei poliziotti.

Lucio Dalla nel 1975 pubblicò un LP intitolato Anidride solforosa, fu il secondo lavoro, dopo Il giorno aveva cinque teste (1973) nato dalla collaborazione del cantautore bolognese con il poeta Roberto Roversi; tra le canzoni presenti nel disco ce n'era una intitolata Carmen Colon: è una straziante lirica che parla di un omicidio avvenuto nel 1971 presso Churchville, qui una undicenne di nome Carmen e di cognome Colon, trovò la morte per mano di un probabile serial killer la cui identità non è stata mai accertata e che commise altri due delitti nello stesso periodo in cui morì la sventurata Carmen; tutte le vittime dell'assassino avevano le stesse iniziali (la lettera C) nel nome e nel cognome, per tal motivo il "mostro" fu denominato dai mass media "Alphabet Killer". La canzone di Lucio Dalla ha caratteristiche fortemente drammatiche e coinvolgenti, il testo di Roversi è crudo e descrive in modo chiaro la dinamica dell'omicidio: «Il primo colpo è un sasso in fronte, / nella carne non fa male / il sangue freddo e leggero. / Ahi Carmen Colon, / Carmen che chiama, / Carmen pugnale, / Carmen nell'erba...».

La strage di Piazza della Loggia, a Brescia, avvenne il 28 maggio del 1974; una bomba esplose tra la gente che stava assistendo ad una manifestazione causando otto morti e un centinaio di feriti. A distanza di 36 anni da questo vile attentato purtroppo non è stato individuato alcun colpevole, anche se pare sia chiara l'area che ideò e realizzò la strage: quella dell'estrema destra italiana. Sempre nel 1974, un gruppo musicale nato a Firenze in cui militavano sia Davide Riondino, sia sua sorella Chiara e che prediligeva interpretare le canzoni impegnate o di protesta, fece uscire un album intitolato Collettivo Victor Jara (che era proprio il nome di questo gruppo). Nel disco, la prima canzone che si ascolta è Brescia '74, che evidentemente s'ispira al tragico fatto avvenuto in quell'anno nella città lombarda; il testo di questo brano testimonia, insieme ad una strabordante indignazione e ad un clima di violenza molto presente all'epoca, un non celato nesso tra l'avvenimento tragico e il terrorismo neofascista che in quegli anni fu più che mai attivo e si rese responsabile di altri gravissimi attentati; sempre nel testo della canzone, sembra trapelare l'idea che ci fosse un coinvolgimento di responsabilità più o meno rilevanti per il fatto accaduto, anche da parte di coloro che in quel momento rappresentavano alte cariche pubbliche. Questo è un estratto del testo di Brescia '74: «Son troppi i morti questa volta / e non possiamo più aver pazienza / fascisti pagati dai padroni / presto vi faremo fuori. / Voi ed i vostri mandanti, / sì, quei falsi difensori / della democrazia / e dell'antifascismo. / Andiamo ch'è l'ora di finirla, ch'è l'ora / andiamo ch'è l'ora di finirla, ch'è l'ora...».

Nell'album Ullalla che Antonello Venditti pubblicò nel 1976, era presente una Canzone per Seveso, che voleva rappresentare un atto d'accusa nei confronti di chi non fece nulla per impedire il disastro ambientale avvenuto il 10 luglio del 1976, proprio a Seveso, nelle cui vicinanze era situata un'industria chimica: l'Icmesa; in quel disgraziato giorno, a causa di un incidente, dall'edificio industriale fuoriuscì una densa nube di diossina che si propagò ed investì un'area piuttosto larga della bassa Brianza; Seveso fu la località maggiormente colpita dalla sostanza altamente tossica, per tal motivazione una parte della popolazione che vi abitava (quella che risiedeva nelle zone più a rischio) venne evacuata ed iniziò una lenta fase di decontaminazione. Tornando alla canzone di Venditti, colpisce la seconda parte del testo, dove il cantautore romano s'immedesima nella popolazione sevesina facendogli pronunciare queste parole dense di rabbia e disperazione: «Noi che restiamo a guardare / morire le radici, / i preti perdonare. / Proprio sopra di voi / che vivete tranquilli / nella vostra coscienza di uomini giusti, / che sfruttate la vita / per i vostri sporchi giochetti. / Allora... Allora... / ammazzateci tutti!».


 

 

5 CANZONI NATE DA LONTANI FATTI DI CRONACA

 

Anch'io ti ricorderò (S. Endrigo)

Valle Giulia (P. Pietrangeli)

Carmen Colon (R. Roversi - L. Dalla)

Brescia '74 (D. Riondino - C. Riondino)

Canzone per Seveso (A. Venditti)