"Il duomo di Milano" è il titolo di una delle canzoni più belle e più struggenti di Enzo Jannaci. Fu inserita dal cantautore milanese nell'LP "La mia gente" (RCA, 1970) che contiene altri capolavori come "Messico e nuvole" e "Il dritto". Questo brano, scritto interamente da Jannacci, possiede un andamento malinconico raramente rintracciabile altrove e va ad aggiungersi ad altri pezzi riconducibili alla medesima tendenza come "La disperazione della pietà", "Giovanni telegrafista" e "Gli zingari", pubblicati da Jannacci più o meno nello stesso periodo. Mai nessuno prima di lui aveva saputo descrivere la città meneghina facendo emergere una sconsolata e irrimediabile tristezza che si avverte dall'inizio alla fine di questa stupenda canzone. Peccato che "Il duomo di Milano" oggi non sia ricordata tra i migliori brani musicali scritti e interpretati dal cantautore milanese.
IL DUOMO DI MILANO
(Enzo Jannacci)
Sporge il bancone
di dolci lacrime d'addio
quel giovanotto
malato di ricchezza
ed il garzone
le asciuga ad una ad una
e a casa la sera
se ne innamora.
Han chiuso nella sua tomba
l'acqua del mio canale
han chiuso nella sua tomba
l'acqua del mio canale
s'è lamentato una volta
una volta sola
quando qualcuno lo ha percosso
con una frusta di giornali.
C'è ancora chi pulisce
con l'alcool la sua vetrina
c'è ancora chi pulisce
con l'alcool la sua vetrina
ma non risponde più al tuo saluto
perché t'han cambiato il cervello
perché t'han cambiato il cervello
in Via Lomellina, in Lomellina.
Il duomo di Milano
è pieno d'acqua piovana
Il duomo di Milano
è pieno d'acqua piovana,
ce l'han portata con gli ombrelli
ce l'han portata con i pianti
ce l'han portata con i pianti
per la redenzione delle puttane.
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