Siamo i patrioti della Montagna,
i disperati senza più tetto,
senza famiglia, senza campagna,
col cuore a brani nel nudo petto.
Ma il cuor non è distrutto,
o razza maledetta,
e invoca dal Dio pel suo lutto
il pugnal della vendetta.
Tutto ci han tolto, mèsse e bestiame,
badili e vesti, casa e paese;
hanno lordate le nostre chiese,
sputato sopra la nostra fame.
Ma il cuor non è distrutto,
o razza maledetta,
e invoca dal Dio pel suo lutto
il pugnal della vendetta.
Ormai per letto nulla ci resta
che neve e fango lungo i fossati;
e per guanciale sotto la testa
l'ossa dei nostri figli ammazzati.
Ma il cuor non è distrutto,
o razza maledetta,
e invoca dal Dio pel suo lutto
il pugnal della vendetta.
[Da "Le Cinque Guerre (1911-1945). Poesie e canti italiani" a cura di Renzo Laurano e Gaetano Salveti, Nuova Accademia Editrice, Milano 1965]
"I patrioti della Maiella" è un canto della Resistenza italiana scritto da Alfredo Piccioni. Il testo altro non è che uno sfogo risentito e disperato della gente che, aggredita dai nazifascisti, ovvero da coloro che hanno saccheggiato e distrutto case, ucciso e deportato persone innocenti, umiliato e insozzato ogni cosa pura e buona: ha deciso di combattere con grande coraggio la estrema prepotenza e l'inaudita violenza degli invasori e nello stesso tempo di vendicare tutte le malefatte subite dalla popolazione inerme. Sono i partigiani abruzzesi conosciuti come "Brigata Majella", dal nome del massiccio montuoso omonimo presso cui si riunirono i combattenti. La Brigata Majella fu uno dei gruppi più valorosi tra quelli dei partigiani, venne infatti decorata di Medaglia d'Oro al Valore Militare alla bandiera. Fu attiva tra 1943 ed il 1945, e diede un contributo notevole alla liberazione di Marche, Emilia-Romagna e Veneto.
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