"Pauvre Martin" è il titolo di una canzone di Georges Brassens (Sète 1921 – Saint-Gély-du-Fesc 1981), che il cantautore francese pubblicò all'interno del suo secondo album uscito nel 1954: "Les Amoureux des bancs publics". È a mio parere uno dei brani musicali più toccanti e più belli di Brassens; parla di un pover uomo che passa la vita intera in solitudine a lavorare i campi, senza mai lamentarsi e senza mai disturbare nessuno. Dopo una vita di duro lavoro, sofferenze e stenti, quando capisce che sta per giungere la sua ora, senza dir niente ad alcuno prende la sua vanga (unica compagna della sua esistenza) e va a scavarsi la fossa per poi attendere l'arrivo della morte. È uno dei casi in cui la canzone d'autore (ai suoi antipodi) si occupa degli ultimi: i diseredati della Terra, coloro che vivono un'esistenza marginale e, per sopravvivere, sono costretti a fare lavori massacranti e miseramente retribuiti; eppure, alcuni di essi posseggono una umiltà e una mitezza che sbalordiscono: non si ribellano rabbiosamente al triste destino che gli è capitato, ma, rassegnati ad esso, lo sopportano stoicamente, fino al giorno della loro morte, senza mai un lamento, senza una supplichevole richiesta d'aiuto. La loro immensa dignità, il loro invidiabile coraggio e la loro forza di sopportazione li rendono degli eroi misconosciuti, e soltanto le menti eccelse (come quella di Brassens) si rendono conto della loro esistenza che molto ha a che fare con la santità.
La canzone "Pauvre Martin" fu tradotta in dialetto milanese e cantata da Nanni Svampa (nuovo titolo: "Poer Martin") che la incluse come terza traccia del suo Lp "Nanni Svampa canta Brassens" (1964). Fu quindi Beppe Chierici che la cantò in italiano col titolo "Tristo Martino" e l'inserì nell'album "Chierici canta Brassens" (1969). Ecco allora il testo di Brassens e, di seguito, quello di Beppe Chierici.
PAUVRE MARTIN
(G. Brassens)
Avec une bêche à l'épaule,
Avec, à la lèvre, un doux chant, Avec, à la lèvre, un doux chant,
Avec, à l'âme, un grand courage,
Il s'en allait trimer aux champs!
Pauvre Martin, pauvre misère,
Creuse la terre, creuse le temps!
Pour gagner le pain de sa vie,
De l'aurore jusqu'au couchant,
De l'aurore jusqu'au couchant,
Il s'en allait bêcher la terre
En tous les lieux, par tous les temps!
Pauvre Martin, pauvre misère,
Creuse la terre, creuse le temps!
Sans laisser voir, sur son visage,
Ni l'air jaloux ni l'air méchant,
Ni l'air jaloux ni l'air méchant,
Il retournait le champ des autres,
Toujours bêchant, toujours bêchant!
Pauvre Martin, pauvre misère,
Creuse la terre, creuse le temps!
Et quand la mort lui a fait signe
De labourer son dernier champ,
De labourer son dernier champ,
Il creusa lui-même sa tombe
En faisant vite, en se cachant...
Pauvre Martin, pauvre misère,
Creuse la terre, creuse le temps!
Il creusa lui-même sa tombe
En faisant vite, en se cachant,
En faisant vite, en se cachant,
Et s'y étendit sans rien dire
Pour ne pas déranger les gens...
Pauvre Martin, pauvre misère,
Dors sous la terre, dors sous le temps!
TRISTO MARTINO
(G. Brassens - B. Chierici)
Con una vanga sulla spalla
e sulle labbra una canzon,
e sulle labbra una canzon,
e con nel cuor un gran coraggio
nei campi andava a lavorar.
Tristo Martino, triste miseria,
scava la terra e tira a campar.
Per guadagnarsi un po' di pane
dall'alba fino al tramontar,
dall'alba fino al tramontar,
in ogni luogo e ogni stagione
mai non smetteva di vangar.
Tristo Martino, triste miseria,
scava la terra e tira a campar.
Senza tradire sul suo viso
l'aria di chi voglia invidiar,
l'aria di chi voglia invidiar,
il campo altrui lui continuava
sempre a vangar, sempre a vangar.
Tristo Martino, triste miseria,
scava la terra e tira a campar.
Gli fece segno un dì la morte
l'ultimo acro di vangar,
l'ultimo acro di vangar,
scavò lui stesso la sua tomba
per non doverlo domandar.
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