"I giardini di marzo" è senz'altro una delle canzoni migliori del formidabile duo Mogol - Battisti. Uscita nel maggio 1972 come lato A di un singolo e come prima traccia del'album intitolato "Umanamente uomo: il sogno" (entrambi interpretati da Lucio Battisti) raggiunse ben presto le vette delle Hit Parade italiane dei dischi più venduti, rimanendovi per lungo tempo. Ciò che colpisce del brano è certamente la musica, dai toni prettamente malinconici, ma l'interpretazione di Battisti non è certo da trascurare, infatti il cantautore laziale qui dà il meglio di se in quanto a partecipazione emozionale, trasmettendo un pathos ritrovabile forse soltanto in un'altra sua canzone da ricordare, uscita qualche anno prima di questa: "Io vivrò". C'è poi un testo grandioso, che rimane in mente quasi per intero. Racconta le sensazioni di un ragazzo incapace di vivere e di reagire ad una sorta di apatia che lo opprime. Malgrado le esortazioni di una persona a lui molto vicina (forse la sua fidanzata) e gli impulsi offerti dalla natura che a marzo si mostra in tutto il suo splendore, il ragazzo, come ammette lui stesso, non trova il coraggio di vivere e rimane a guardare il mondo dal di fuori; vengono in mente, a tal proposito, dei bellissimi versi di Guido Gozzano tratti da "I colloqui": «Non vivo. Solo, gelido, in disparte, | sorrido e guardo vivere me stesso». In realtà Mogol affermò, in un suo libro, di avere scritto il testo ripensando ad una sua vicenda personale, vissuta nel periodo dell'immediato dopoguerra, quando era ancora un bambino. Comunque sia, rimane il fatto che la canzone è formidabile, tra le più belle di sempre.
I GIARDINI DI MARZO
(Mogol - Lucio Battisti)
Il carretto passava e quell'uomo gridava: "gelati!"
al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti.
Io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti:
il piu' bello era nero coi fiori non ancora appassiti.
All'uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri
io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
poi sconfitto tornavo a giocar con la mente e i suoi tarli
e la sera al telefono tu mi chiedevi "perche' non parli..."
Che anno è, che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell'anima, in fondo all'anima
cieli immensi e immenso amore
e poi ancora, ancora amore
amor per te
fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l'universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere,
quello ancora non c'è.
I giardini di marzo si vestono di nuovi colori
e le giovani donne in quel mese vivono nuovi amori
camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti: "tu muori
se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori"
ma non una parola chiarì i miei pensieri
continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri.
Che anno è, che giorno è
questo è il tempo di vivere con te
le mie mani come vedi non tremano più
e ho nell'anima, in fondo all'anima
cieli immensi e immenso amore
e poi ancora, ancora amore
amor per te
fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime le mie malinconie
l'universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere,
quello ancora non c'è.
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