Basta chiudere gli occhi è il titolo di
una canzone scritta e interpretata da Gino Paoli. Fu pubblicata per la prima
volta nel 1963, come lato A di un disco a 45 giri pubblicato dalla RCA; la medesima casa discografica, l'anno seguente pubblicò un 33 giri che portava proprio il titolo
della canzone; questo disco conteneva 12 tracce, tra le quali vi erano inclusi
i maggiori successi del cantautore ligure, usciti tra il 1963 ed il 1964. Io la
ascoltai una trentina di anni dopo, ovvero quando acquistai una musicassetta
intitolata: Gino Paoli – Musica e parole;
qui erano presenti tutte le canzoni del disco citato, più altre dello stesso
periodo temporale (ivi compresa una magistrale reinterpretazione di Il cielo in una stanza).
Basta chiudere gli occhi penso che debba
essere considerata una delle migliori canzoni di Paoli, soprattutto per il
testo, che si distingue dagli altri del settimo decennio del XX secolo, perché
non parla d’amore, ma di emozioni e sensazioni provate dal cantautore in
determinati momenti. Nei primi versi si parla della fugacità di certi stati
d’animo particolarmente favorevoli, simbolizzati dalla luce del giorno e
dall’amore in senso lato. Poi, inesorabilmente, giungono dei periodi ben più
difficili (la notte e il dolore). Proprio in questi momenti, l’unico rifugio
della mente umana è il sogno: chiudere gli occhi e dar spazio alla sola
fantasia, che permette di immaginare situazioni assai piacevoli e, nello
stesso tempo, di far dimenticare tutto ciò che induce alla sofferenza.
Proseguendo con l’analisi del testo, nella terza strofa si pone l’attenzione
sulla ricerca istintiva di una somiglianza, un’affinità che possa far sentire
un essere umano simile ad un altro; è, alla fine, la ricerca di amicizia,
oppure di amore, che, troppo spesso, risulta vana, lasciando poi, colui che sperava
soltanto in un incontro risolutivo, con una sensazione di solitudine ancor più
accentuata. Anche in questi casi, chiudere gli occhi e sognare l’amico sincero
o la donna ideale, diviene l’unico rifugio, l’unico luogo della mente dove
trovare conforto. Infine, può succedere, nella vita, di ascoltare per caso da
una vecchia chitarra, un motivo che ci emoziona in modo sconvolgente; ed è
facile allora piangere, perché quella musica ci fa ricordare dei momenti felici
della nostra vita, già troppo lontani e irripetibili; ancora una volta, l’unica
maniera per attenuare il dolore, è abbassare le palpebre, e pensare a quei
momenti come se li stessimo ancora vivendo: come se quel passato lontano, che
la musica ha casualmente risuscitato, fosse diventato il presente. Insomma, nei
momenti più complicati, quando la sofferenza ci sembra insopportabile, esiste
soltanto un modo per eliminarla: chiudere gli occhi e sognare.
BASTA CHIUDERE
GLI OCCHI
(G. Paoli)
Un momento di
luce
Un momento di
amore
E poi viene la
notte
E poi viene il
dolore
Ma ti basta di
chiudere gli occhi
Per vedere quel
che tu vuoi vedere
Cerchi solo te
stesso
In un viso
qualunque
E alla fine del viaggio
Ti ritrovi più
solo
Ma ti basta di
chiudere gli occhi
Per vedere quel
che tu vuoi vedere
Una vecchia
chitarra
Che ripete un
motivo
E ti fa ricordare
Ti fa piangere
ancora
Ma ti basta di
chiudere gli occhi
Per vedere quel
che tu vuoi vedere
Ma ti basta di
chiudere gli occhi
E ritorni a
vedere qualcuno
Ma ti basta di
chiudere gli occhi
Per vedere quel
che tu vuoi vedere
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