La
contrapposizione tra città e campagna ha origini antichissime, anche se oggi
sembra definitivamente superata, almeno non sembra presa in considerazione come
lo era una volta. Se si parla di canzoni, rimanendo nei confini dell'Italia, mi
ricordo un periodo, compreso tra la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni
'70 del Novecento, in cui questo argomento era molto vivo ed estremamente
sentito. La mia tesi è suffragata da una serie di canzoni che si ascoltavano
allora, come Viva la campagna di Nino
Ferrer, Cincinnato di Claudio
Baglioni, Le allettanti promesse di
Lucio Battisti, Un albero di trenta piani
di Adriano Celentano ecc. Quest'ultimo era stato il primo a porre in risalto il
problema della cementificazione di certi luoghi, nella celebre Il ragazzo della via Gluck, che
partecipò al Festival di Sanremo del 1966. Dopo di lui, fu Giorgio Gaber il
cantautore che più ebbe a cuore queste tematiche; in particolare, fu la canzone
Com'è bella la città, uscita nel
1969, ad ottenere cospicui consensi ed a rendere Gaber ancor più popolare di
quanto già fosse. Il testo di questo brano musicale, in realtà, ha come
bersaglio la città, ironicamente decantata nei modi cari a Jacques Brel, ovvero
con un ritmo inizialmente molto lento, seguito da un crescendo spasmodico che
improvvisamente s'interrompe. Gaber, nel testo, si rivolge ad un amico che vive
in campagna, e cerca di convincerlo a cambiare la sua residenza per andare ad
abitare in una città; per allettarlo elenca in modo convulso una serie di
qualità possedute dalle città, che in realtà ottengono l'effetto contrario, poiché fanno percepire la
totale caoticità della vita cittadina. Insomma, è una implicita accusa
all'ambiente usuale delle città: dominato dall'estremo traffico (e dal
conseguente inquinamento); da un consumismo sfrenato; da una frenesia
insensata; da una cementificazione senza limiti e senza criteri e dalla
disumanizzazione degli individui. Potrà sembrare strano, ma il testo di questa
canzone è presente in un vecchio libro di scuola, che usai tanti anni fa, al tempo
delle scuole medie inferiori; ma, a pensarci bene, così strano non è, poiché
esistono diverse canzoni popolari i cui testi posseggono requisiti tali da ben
figurare anche in libri scolastici: Com'è
bella la città può essere considerata certamente una di queste.
COM'È BELLA LA
CITTÁ
(G. Gaber - A.
Luporini)
Com'è bella la
città
Com'è grande la
città
Com'è viva la
città
Com'è allegra la
città
Vieni, vieni in
città
Che stai a fare
in campagna?
Se tu vuoi farti
una vita
Devi venire in
città
Com'è bella la
città
Com'è grande la
città
Com'è viva la
città
Com'è allegra la
città
Piena di strade e
di negozi
E di vetrine
piene di luce
Con tanta gente
che lavora
Con tanta gente
che produce
Con le réclames
sempre più grandi
Coi magazzini le
scale mobili
Coi grattacieli
sempre più alti
E tante macchine
sempre di più.
Com'è bella la
città
Com'è grande la
città
Com'è viva la
città
Com’è...
Vieni, vieni in
città
Che stai a fare
in campagna
Se tu vuoi farti
una vita
Devi venire in
città
Com'è bella la
città
Com'è grande la
città
Com'è viva la
città
Com'è allegra la
città
Piena di strade e
di negozi
E di vetrine
piene di luce
Con tanta gente
che lavora
Con tanta gente
che produce
Con le réclames sempre più grandi
Coi magazzini le scale mobili
Coi grattacieli sempre più alti
E tante macchine sempre di più...