Fu una notizia
scioccante per molte persone quella del rapimento del cantautore Fabrizio De
Andrè e della sua compagna Dori Ghezzi, annunciata il 27 agosto del 1979. I due
cantanti furono sequestrati da una banda mentre erano in Sardegna. Passarono più
di quattro mesi. Poi, sia De Andrè che la Ghezzi furono liberati dai
sequestratori dietro un cospicuo riscatto che fu versato dal padre del
cantautore: Giuseppe De Andrè. Sull'argomento Fabrizio scrisse, in
collaborazione con un altro cantautore: Massimo Bubola, una canzone intitolata Hotel Supramonte, prima traccia del lato B di Fabrizio De Andrè, Lp uscito
nel 1981. In realtà l'hotel del titolo non esiste, Supramonte è il nome di una
catena montuosa della Sardegna in cui in passato si nascondevano i banditi e i
latitanti sardi. La trovata dell'hotel è quindi ironica, poichè il cantautore
ligure in quei terribili quattro mesi di sequestro risiedette proprio in quella
zona. Di seguito ecco il testo della canzone Hotel Supramonte.
HOTEL
SUPRAMONTE
(M. Bubola - F. De
Andrè)
E se vai
all'Hotel Supramonte e guardi il cielo
tu vedrai una donna in fiamme e un uomo
solo
e una lettera vera
di notte falsa di giorno
e poi scuse accuse e scuse senza
ritorno
e ora viaggi
vivi ridi o sei perduta
col tuo ordine discreto dentro il
cuore
dov'è il tuo ma
dov'è il tuo amore, ma dove è finito il tuo amore.
Grazie al cielo ho una bocca per bere e
non è facile
grazie a
te ho una barca da scrivere ho un treno da perdere
e un invito all'Hotel Supramonte dove
ho visto la neve
sul
tuo corpo così dolce di fame così dolce di sete
passera anche questa stazione senza far
male
passerà questa
pioggia sottile come passa il dolore
ma dov'è il tuo amore, ma dove è finito
il tuo amore.
E ora
siedo sul letto del bosco che ormai ha il tuo nome
ora il tempo è un signore distratto è
un bambino che dorme
ma
se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano
cosa importa se sono caduto se sono
lontano
perché domani
sarà un giorno lungo e senza parole
perché domani sarà un giorno incerto di
nuvole e sole
ma dov'è
finito il tuo cuore, ma dov'è finito il tuo cuore.
martedì 27 agosto 2013
domenica 25 agosto 2013
"Addio Elena" di Sergio Endrigo
Addio Elena è una canzone di Sergio Endrigo che fu pubblicata nel 1978 in un disco a 33 giri intitolato Donna mal d'Africa. Precisamente la canzone menzionata è la prima del lato B. Non fu uno dei più grandi successi di Endrigo, pur possedendo delle qualità non indifferenti, sia riferendosi alla musica che, soprattutto, alle parole. Il testo infatti è una sorta di commiato dalla donna amata da parte di un uomo malinconico e rassegnato. Si potrebbe definire una poesia crepuscolare per motivi che riguardano alcune frasi e molti vocaboli usati spesso dai cosiddetti poeti crepuscolari. Già dall'inizio della canzone si può intuire che l'uomo è stato lasciato dalla compagna e che si trova in casa, in una situazione di totale abbandono (i calzini bucati, il letto sfatto, la porta-finestra sgangherata ne sono la prova). Più avanti si capisce che la vita di coppia, nelle ultime fasi, era divenuta ormai estremamente noiosa e inutile, che si prolungava stancamente in azioni e riti abitudinari senza un preciso motivo e senza slanci. L'ultima parte del testo utilizza una serie di termini e di pensieri che evidenziano la vita fallimentare dell'uomo; e proprio la parola "fallimento" (riferita all'impresa) è ben presente, seguita dalla "Torre di Babele": costruzione di cui si parla nella Bibbia, destinata a crollare in eterno. Stesso discorso vale per il "veliero mai partito" e per l'estremo saluto del capitano dalla "nave ormai a fondo". Le ultime parole, tornando al crepuscolarismo, esprimono chiaramente la totale inutilità ed inadeguatezza della vita di un uomo che, si avverte palesemente, sembra godere della sua completa sconfitta.
ADDIO ELENA
(S. Endrigo - C. Mattone - S. Endrigo)
Io ti saluto Elena
dai miei bottoni perduti
dai buchi freddi dei calzini
senza rancore e senza lacrime.
Io ti saluto Elena
dalle porte-finestre sgangherate
dai letti sfatti da tre giorni
dal mio cavallo a dondolo
io ti saluto Elena.
Dalle mie notti spettinate
dai tuoi capricci da bambina
dalle tue voglie ritardate
da una rosa settembrina
Dalle mie sbronze senza rete
dalla nostra assemblea permanente
dal ruggito del Black & Decker
ti saluta il comandante.
Da questa terra di nessuno
dal fallimento dell'impresa
dall'ultimo pane fatto in casa
da questa Torre di Babele.
Dal mio veliero mai partito
dalle mie conchiglie usate
dalla nave ormai a fondo
ti saluta il capitano.
Io ti saluto Elena
da un aquilone senza filo
dal filo senza palloncino
da questi versi inutili
io ti saluto Elena.
ADDIO ELENA
(S. Endrigo - C. Mattone - S. Endrigo)
Io ti saluto Elena
dai miei bottoni perduti
dai buchi freddi dei calzini
senza rancore e senza lacrime.
Io ti saluto Elena
dalle porte-finestre sgangherate
dai letti sfatti da tre giorni
dal mio cavallo a dondolo
io ti saluto Elena.
Dalle mie notti spettinate
dai tuoi capricci da bambina
dalle tue voglie ritardate
da una rosa settembrina
Dalle mie sbronze senza rete
dalla nostra assemblea permanente
dal ruggito del Black & Decker
ti saluta il comandante.
Da questa terra di nessuno
dal fallimento dell'impresa
dall'ultimo pane fatto in casa
da questa Torre di Babele.
Dal mio veliero mai partito
dalle mie conchiglie usate
dalla nave ormai a fondo
ti saluta il capitano.
Io ti saluto Elena
da un aquilone senza filo
dal filo senza palloncino
da questi versi inutili
io ti saluto Elena.
sabato 24 agosto 2013
Un Trio di Franz Schubert in "Barry Lyndon" di Stanley Kubrick
Il "Trio No. 2 in mi bemolle maggiore per pianoforte, violino e violoncello", D.
929 fu una delle ultime composizioni completate da Franz Schubert e risale al
novembre del 1827. Fu pubblicata da Heinrich Albert Probst come opera 100 nel
1828, poco prima della scomparsa del musicista tedesco. A differenza di molte
partiture musicali create negli ultimi anni della sua vita, Schubert fece in
tempo ad assistere all'esecuzione di questo Trio prima di morire. Un fascino
particolare possiede l'Andante con moto, secondo movimento del Trio che fu
inserito da Stanley Kubrick nel suo capolavoro Barry Lyndon, questa
decisione fu presa dal regista americano, pur sapendo che cronologicamente la
musica di Schubert non poteva trovare spazio nella vicenda filmografica tratta
dal romanzo Le memorie di Barry Lyndon di William Makepeace Thackeray (si
parla infatti di un periodo compreso nella seconda metà del XVIII secolo);
malgrado ciò, la maestria di Kubrick ha fatto sì che la sfasatura temporale non
si notasse affatto nelle scene bellissime in cui si ascolta l'Andante e
che si riferiscono al raffinato corteggiamento di Redmond Barry nei confronti di
Lady Lyndon.
domenica 11 agosto 2013
Un eccezionale concerto per clarinetto di Mozart
Il Concerto per clarinetto e orchestra in la maggiore KV 622, fu composto da Wolfgang Amadeus Mozart poco tempo prima della sua precoce scomparsa. Trattasi di una delle composizioni più alte del musicista austriaco, ed è certamente l'opera più importante che vede come strumento solista il clarinetto, uno strumento a fiato nato alla fine del XVII secolo, il cui suono è molto affascinante. Tornando al concerto di Mozart, in particolare è notevolissimo il secondo movimento, ovvero l'Adagio, che racchiude armonie meravigliose, estasianti a tal punto che qualcuno le definì "ultraterrene", anche in riferimento al periodo in cui fu composto dal musicista austriaco. Molti sono i film che hanno utilizzato questo movimento come colonna sonora; mi piace ricordarne due in particolare: Padre padrone dei fratelli Taviani e La mia Africa di Sidney Pollack. Nel primo, tratto dal romanzo autobiografico omonimo di Gavino Ledda, il brano mozartiano viene utilizzato dal figlio per contrapporre alla cocciuta e violenta tirannia del genitore la forza, la libertà e la bellezza della cultura, rappresentata in questo caso dalla musica che Gavino fa ascoltare al padre tramite un apparecchio radio. Il secondo è un bel film degli anni ottanta interpretato magistralmente da Meryl Streep ed ispirato all'omonimo romanzo di Karen Blixen, scrittrice danese che grazie a questo capolavoro ottenne fama mondiale.
CONCERTO PER CLARINETTO E ORCHESTRA IN LA MAGGIORE KV 622
1. Allegro
2. Adagio
3. Rondò. Allegro
CONCERTO PER CLARINETTO E ORCHESTRA IN LA MAGGIORE KV 622
1. Allegro
2. Adagio
3. Rondò. Allegro
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