sabato 3 marzo 2012

Alla fermata del tram

"Alla fermata del tram" è una delle canzoni che fanno parte dell'LP di Lucio Dalla: "Il giorno aveva cinque teste", pubblicato nel 1973 e che contiene dieci canzoni i cui testi furono scritti dal poeta Roberto Roversi e musicati da Dalla. Il brano in questione penso sia tra i migliori dell'opera, colpisce soprattutto l'interpretazione più che mai grintosa (quasi rabbiosa) di Lucio Dalla, bravissimo nel riprodurre quei rumori che si possono udire ogniqualvolta ci si trovi nei pressi di un tram in transito, rumori che nella canzone divengono sinistri, quasi fossero dei colpi di arma da fuoco. Il testo di Roversi è inquietante: protagonista è una persona che, probabilmente si trova davanti alla fermata di un tram, e inizia un dialogo con una donna, una signora che si chiama Speranza (forse un simbolo¹). L'argomento di cui i due parlano è l'apparente "normalità" della vita di tutti i giorni: il susseguirsi delle stagioni, degli eventi atmosferici, della nostra routine quotidiana: alzarsi, andare al lavoro, tornare a casa ecc. Ma sotto queste rassicuranti consuetudini, questo ordine apparente, si nasconde qualcosa che non è facile percepire. Un'entità superiore che decide al posto nostro, che ci fa agire in un certo modo e ci fa pensare come ha deciso che dobbiamo pensare. La popolazione, ignara e tranquilla, vive la sua vita e pensa di possedere quel bene così prezioso chiamato "libertà", ma è solo un'illusione, dietro questa fittizia libertà c'è il potere che subdolamente ci fa credere ciò che vuole: asseconda i nostri vizi e le nostre debolezze, culla i nostri sogni e i nostri desideri, e ci fa illudere che tutto stia procedendo normalmente, che la società in cui viviamo è la migliore esistente. Nessuno o quasi è consapevole dei rischi quotidiani che si corrono e moltissimi ignorano il pericolo di una devastazione imminente, che cambierà o annullerà l'esistenza di tutti gli individui.
È da sottolineare il fatto che la canzone uscì nel 1973, un anno ed un periodo particolarmente problematico e tormentato per la nostra nazione che aveva rischiato per ben due volte (nel 1964 e nel 1970) di subire un colpo di stato, che vedeva anno dopo anno aumentare una violenza sociale e politica che sarebbe sfociata di lì a poco in atti terroristici devastanti e insospettabili; a tutto ciò va aggiunta la crisi economica, quella petrolifera e le numerose crisi governative che l'Italia stava vivendo, e che inesorabilmente alzava di netto un malcontento generale allora molto palpabile. Questa naturalmente è una interpretazione personale del testo di Roversi, che non si può definire certo facile, ma che ha l'ottimo pregio di sollecitare la riflessione; in questo, oltre che nell'ottima interpretazione di Dalla, sta la grandezza di "Alla fermata del tram", come anche delle altre canzoni presenti in questo storico, misconosciuto LP.

1) Leggendo il testo si nota che di simboli ce ne sono svariati, a cominciare dal tram del titolo, per proseguire con la "probabile tempesta di vento" o "la mano di ferro" e ancora il gesto di "buttare la palla lontano" o il "camminare lungo il fiume con la mano intrecciata".
 


ALLA FERMATA DEL TRAM
(Roberto Roversi - Lucio Dalla)

Ascolti?
Mia cara.
Sembra che tutto
proceda a dovere
che dietro a ogni autunno
vada in orario l'inverno
che la neve chiuda ogni stagione di sole
che si calmi l'inferno:
ma è solo perché camminano i tram.
Ascolti?
Lo sai.
Il tuo nome è Speranza
un nome simbolico e folle
per questa vita che invece
molte luci non ha
quando è probabile a ogni momento
una tempesta di vento
o che una mano di ferro ci tocchi la spalla.
Corriamo
buttiamo la palla lontano
viviamo;
sembra che tutto proceda a dovere
che tutte le cose ricevano un nome
e noi lungo il fiume
pensiamo di andare con la mano intrecciata
o sul mare.
Ascolta...
Mia cara.
Per strada aspettiamo, guardiamo
la vita che avanza a dovere
e sembra ordinata
che non ci sia altro errore
che non esista il potere.
Ma è solo perché camminano i tram.


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