Chissà quanti ricordano ancora Paolo Barabani (Argenta 1953), cantautore italiano che nell'ormai lontano 1981 partecipò al Festival di Sanremo con il brano "Hop hop somarello" riscuotendo un discreto successo. Successo che continuò per l'intero anno in cui Barabani pubblicò un 33 giri ed un altro singolo, intitolato "Buon Natale". "Hop hop somarello" è una bella canzone che parla di Gesù, gli autori, oltre all'interprete, sono Enzo Ghinazzi (in arte Pupo) e Gian Piero Reverberi. Come s'intuisce dal titolo, il testo ricostruisce l'atmosfera festosa della Domenica delle Palme, ovvero del giorno in cui Gesù fece il suo ingresso trionfante in Gerusalemme: mentre il Messia si avviava, in groppa ad un somarello, verso la popolazione, questa lo invocava e, innalzando rami di palme e di olivi (simboli di pace), gridava: «Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore». Era, allora, il periodo della pasqua, e per tal motivo la Domenica delle Palme cade esattamente una settimana prima della santa Pasqua. Ritornando al testo, tralasciando alcune coloriture un po' esagerate e forse irrispettose (Gesù viene descritto come "un'artista non cantante di novelle"), è a mio avviso veritiera la parte che recita esattamente: «Costui parla della pace: / muoia sulla croce!»; infatti Gesù, al di fuori della sua figura divina, è stato soprattutto un portatore di pace, con le sue azioni e con le sue parole, in nome di un messaggio di fratellanza universale e di un abbattimento di qualsivoglia barriera scaturita da differenze di ceto sociale o di razza. Un uomo così rivoluzionario non si era mai visto sulla faccia della terra, per questo fu considerato un sovversivo e fu deciso di farlo tacere per sempre. La canzone di Barabani è l'ennesima sull'argomento "Gesù", giunge infatti dopo quelle di autori prestigiosi che, a cominciare dagli anni '60, vollero parlare del Cristo in modo diverso rispetto a come veniva fatto nella musica sacra. Cominciò (tanto per cambiare) Fabrizio De Andrè a sottolineare la figura di Gesù "uomo" in canzoni come "Si chiamava Gesù" (1968) e "Via della croce" (1970); furono poi i cantautori romani a proseguire e sviluppare il discorso iniziato da De Andrè, nacquero così brani come "A Cristo" (1974) di Antonello Venditti, "Gesù caro fratello" (1977) di Claudio Baglioni e "Gesù bambino" (1979) di Francesco De Gregori. Nei testi di queste canzoni, come in quello di "Hop hop somarello", emerge l'aspetto più umano e più sociale di Gesù: la ricerca della fraternità, l'invito ad amarsi e a non odiarsi, il ripudio per ogni tipo di guerra e l'innalzamento dei poveri, dei derelitti e dei diseredati sancito dalle sue parole inestinguibili: «Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio».
HOP HOP SOMARELLO
(Paolo Barabani - Enzo Ghinazzi - Gian Piero Reverberi)
Lento lento sulla strada di Gerusalemme,
sulla sella di un somaro
viene l'uomo di Betlemme.
E' un gran santo, un mendicante,
un pellegrino, un gran furfante,
un'artista non cantante di novelle.
Hop hop hop somarello,
trotta trotta, il mondo è bello.
Hop hop hop somarello,
trotta trotta, tu porti l'agnello.
I miracoli li fa da sé con le sue mani,
ma qualcuno per tre volte
lo rinnegherà domani.
Questo è Pietro il pescatore,
poi c'è Giuda il traditore,
tutti amici finché si raccoglie gloria e onore.
Ma c'è un prezzo per l'amore:
tre monete d'oro.
No no no.
Hop hop hop somarello,
trotta trotta, il mondo è bello.
hop hop hop somarello...
Sulla piazza l'han portato
al giudizio di Pilato,
«Chi sarà questo pezzente?»
«Questo uomo è innocente!»
«Per Barabba hanno votato
ed il Cristo han condannato,
ed il sangue suo ricada sulla nostra gente».
«Costui parla della pace:
muoia sulla croce!».
Hop hop hop somarello,
trotta trotta, il mondo è bello...
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