sabato 23 febbraio 2013

La pioggia in 10 grandi canzoni


«Piove. Il cielo è completamente grigio, guardo le gocce cadere sui vetri della mia finestra e osservo un paesaggio tetro, intristito dalla giornata uggiosa. Si ode il rumore insistente delle gocce che cadono mentre dentro di me sale un forte senso di malinconia». È questa, spesso, la sensazione che si ha quando piove, ma non è sempre così; un temporale che arriva dopo giorni e giorni di sole e siccità non può che dare un senso di benessere e di sollievo; così come è sempre gradita una fresca pioggia estiva, magari trasportata da un vento che viene da nord. Anche nelle canzoni la pioggia non trasmette sempre sentimenti in negativo, si pensi al famosissimo brano I'm singin' in the rain, infatti chi non ricorda la celebre sequenza del film Cantando sotto la pioggia in cui Gene Kelly interpreta la famosa canzone ballando allegramente sotto un acquazzone. Anche Raindrops keep fallin' on my head è una canzone allegra, dove si attua una sorta di autoconvincimento al fine di non perdere la felicità soltanto per il verificarsi di un evento atmosferico poco simpatico. Anche questo brano fu inserito nella colonna sonora di un film piuttosto famoso: Butch Cassidy. Come pioveva è una vecchissima canzone che parla di un incontro galante tra un uomo e una donna che serve da spunto per rievocare nostalgicamente un amore lontano nel tempo iniziato proprio in un giorno di pioggia. In Piove di Riccardo Cocciante, si respira un'aria di catastrofe imminente: dopo che la precipitazione atmosferica si è perpetrata per ore ed ore sembra che la pioggia continui a cadere per sempre e che ben presto l'acqua invada tutto come una sorta di diluvio universale. È la pioggia che va fu cantata dai Rockes nel 1966, è uno dei loro cavalli di battaglia e bene s'inserisce nelle cosiddette "canzoni di protesta"; si tratta di una cover del brano Rimember the rain di Bob Lind, ma il testo italiano è alquanto differente rispetto all'originale, infatti per Mogol (autore delle parole) la pioggia assume un valore simbolico negativo che rappresenta "non valori" come il denaro e il potere destinati a dileguarsi con l'arrivo del sereno ovvero dell'amore universale. La pioggia è una canzone del 1969 che fu interpretata da Gigliola Cinquetti, il testo parla dell'impossibilità, da parte della pioggia che cade, di cambiare un'atteggiamento positivo verso la vita, soprattutto perchè quest'ultimo è ben saldo grazie all'amore. Rhythm of the rain è un successo internazionale degli anni sessanta interpretato dal complesso dei Cascades. Il pleut sur Nantes è una romantica e malinconica canzone di Barbara, cantautrice francese dallo stile inconfondibile. Camminando sotto la pioggia è una vecchia canzone che ripropone il tema dell'allegria "malgrado" la pioggia; infine il testo di Scende la pioggia, uno dei pezzi più conosciuti di Gianni Morandi, cover della canzone Eleonore interpretata dal complesso americano dei Turtles, descrive lo stato d'animo di un innamorato piantato dalla su ragazza che si ritrova in strada durante una giornata piovosa e non prova alcun fastidio per l'acqua che gli cade addosso perchè il dolore che gli provoca la fine dell'amore è molto più devastante.

 


LA PIOGGIA IN 10 GRANDI CANZONI

Singin' in the rain (A. Freed - N. H. Brown)
Raindrops keep fallin' on my head (B. Bacharach - H. David)
Come pioveva (A. Gill)
Piove (E. Luberti - R. Cocciante)
È la pioggia che va (B. Lind - Mogol)
La pioggia (D. Pace - M. Panzeri - G. Argenio - C. Conti)
Rhythm of the rain (J. Gummoe)
Il pleut sur Nantes (Barbara)
Camminando sotto la pioggia (P. Frustaci - Macario - Galdieri)
Scende la pioggia (F. Migliacci - Barbata - Kaylan - Nichol - Pons - Volman)

martedì 12 febbraio 2013

Tradizione e poesia nelle canzoni di Guy Béart

Guy Béhart Hasson è un cantautore francese assai bravo, purtroppo praticamente sconosciuto nel nostro paese. Nacque a Il Cairo (Egitto) nel 1930 da famiglia ebraica, suo padre era un contabile e il suo lavoro lo costrinse a spostamenti frequenti, cosicchè l'infanzia di Béart trascorse in parecchi luoghi (Francia, Grecia, Messico e naturalmente Egitto). Quando la famiglia si stabilì per sette anni in Libano, Guy cominciò ad interessarsi di musica e non ancora diciottenne andò a Parigi per approfondire i suoi studi alla "Ecole nationale de musique". I suoi studi non si limitarono soltanto alla musica, infatti si laureò in ingegneria e dopo la morte del padre (1952) decise di proseguire la carriera da ingegnere, anche per aiutare economicamente la famiglia, frequentando la prestigiosa "Ecole nationale de ponts et chaussées". Simultaneamente continuò a coltivare la sua passione per la musica, soprattutto nel tempo libero, suonando sia il violino che il mandolino, scrivendo canzoni ed esibendosi nei cabaret di Parigi col nome d'arte di Guy Béart. Quando una delle sue canzoni: Bal chez Temporel, il cui testo è dello scrittore André Hardellet, fu eseguita da un noto cantante, ottenne un grande successo e le sue composizioni musicali iniziarono ad andare a ruba, fu da allora che personaggi illustri come Juliette Greco ed altri interpretarono le sue canzoni. Finalmente, grazie anche al produttore Jacques Canetti ed al famoso musicista Boris Vian, Béart ebbe modo di realizzare il suo primo album che vinse un importante premio in Francia nel 1958. Sempre del 1958 è il suo primo grande successo, compose infatti la colonna sonora del film francese: L'Eau vive, di cui l'omonimo brano musicale, cantato da Béart, è considerato oggi un classico della canzone francese così come altre canzoni uscite negli anni a seguire come Les grands principes (1965), Le grand chambardement (1967) e La vérité (1968); importanti sono anche due suoi album dedicati alla canzone tradizionale francese (soprattutto Vive la rose del 1966). Nel 1963 nacque sua figlia Emmanuelle che diventerà una nota attrice francese. A causa della sua timidezza, anche dopo essersi affermato, ebbe non poche difficoltà ad esibirsi nei concerti davanti ad un largo pubblico (tra l'altro fu anche al "Paris Olympia"). Dopo un lungo periodo in cui fu assiduamente presente sia nel mercato discografico che in televisione, a cominciare dagli anni settanta il suo successo diminuì; agli inizi degli anni ottanta Béart era ormai fuori dal mondo dello spettacolo, anche per motivi legati alla salute precaria; su quest'ultimo argomento è imperniato un suo libro del 1987 intitolato L'esperance folle. Nel 1994 è stato premiato dalla "Académie française" per l'insieme della sua opera musicale, con una medaglia prestigiosa (la "grande médaille de la chanson française").
Cantautore e poeta, Béart scrisse centinaia di canzoni in cui spesso si riscontra una melodia semplice unita ad un testo tutt'altro che banale; molto belli sono anche i rifacimenti elaborati dal cantautore francese di famose canzoni popolari transalpine (si ascoltino per esempio Brave Marin, Le conscrit du Languedoc e Aux marches du palais).