venerdì 29 settembre 2023

"29 settembre"

 La canzone 29 settembre fece la sua prima comparsa nei negozi italiani di dischi, verso la fine dell'inverno del 1967. Scritto da Lucio Battisti (musica) e Mogol (parole), il brano musicale fu interpretato dal gruppo musicale Equipe 84. Nel disco a 45 giri che nel marzo del 1967 raggiunse il primo posto della Hit Parade italiana, 29 settembre occupava il lato A. Lo stesso Battisti, che in quel preciso anno ancora non era conosciutissimo, lo interpretò a sua volta, inserendolo nel suo primo LP: Lucio Battisti del 1969. Il testo parla di un tradimento. Un uomo che ha già una relazione con una donna assente, quasi per caso, in un giorno di fine settembre conosce una ragazza mentre sosta in un bar; i due entrano subito in sintonia e decidono di conoscersi meglio trascorrendo l'intera giornata e la serata insieme. La mattina dopo, lo stesso uomo si sveglia da solo, ed immediatamente pensa alla sua donna, per la quale, malgrado ciò che è successo il giorno prima, prova i medesimi sentimenti; si dirige verso il telefono e la chiama, per dichiarargli nuovamente il suo amore. Si tratta, insomma, di un testo fortemente innovativo, considerando l'anno in cui fu scritto (probabilmente durante l'autunno del 1966), e che anticipa di molto la cosiddetta "rivoluzione sessuale": uno degli obiettivi che intendevano portare a termine gli studenti europei che fecero parte della famosa contestazione iniziata nel 1968. Anche la musica di Battisti ha delle caratteristiche che la rendono insolita, almeno in Italia; 29 settembre oggi è considerato da molti critici musicali, primo brano nazionale appartenente al genere "beat-rock psichedelico"; rimase in testa alla classifica dei 45 giri più venduti in Italia per ben cinque settimane, e, alla fine del 1967, occupò il 13° posto dei dischi più venduti dell'anno. Ecco infine il testo che si rifà all'interpretazione dell'Equipe 84.


29 SETTEMBRE

(L. Battisti - Mogol)


Seduto in quel caffè io non pensavo a te (Giornale radio: ieri 29 settembre)

Guardavo il mondo che girava intorno a me (In tal modo, nella ricorrenza del 29 settembre)

Poi d'improvviso lei sorrise

E ancora prima di capire

Mi trovai sotto braccio a lei

Stretto come se non ci fosse che lei


Vedevo solo lei

E non pensavo a te


E tutta la città

Correva incontro a noi


Il buio ci trovò vicini

Un ristorante e poi di corsa

A ballar sotto braccio a lei

Stretto verso casa abbracciato a lei

Quasi come se non ci fosse che lei

Come se non ci fosse che lei


Quasi come se non ci fosse che

Quasi come se non ci fosse che lei


Mi son svegliato e, e sto pensando a te

Ricordo solo che, che ieri non eri con me

Il sole ha cancellato tutto

Di colpo volo giù dal letto

E corro lì al telefono

E parlo rido e tu, tu non sai perché


T'amo, t'amo e tu, tu non sai perché

Parlo, rido e tu, tu non sai perché

T'amo, t'amo e tu, tu non sai perché

Parlo, rido e tu, tu non sai perché

Parlo, rido e tu, tu non sai perché

T'amo...

domenica 24 settembre 2023

24 settembre 1959: nasce lo "Zecchino d'oro"

 Il 24 settembre del 1959, la Rai Radiotelevisione Italiana mandò in onda la 1° edizione dello Zecchino d'oro; conosciuto anche come Festival Internazionale della canzone del bambino, il programma televisivo, ideato da Cino Tortorella (soprannominato Mago Zurlì, 1927-2017) e da Niny Comolli (prima musicista donna a far parte dell'Orchestra della Rai, 1915-2010) fu trasmesso dal Teatro dell'Arte di Milano; alla competizione canora parteciparono 10 brani musicali; tra questi, c'era anche Lettera a Pinocchio, che qualche anno dopo fu interpretata con successo da Johnny Dorelli. Lo Zecchino d'oro piacque moltissimo ai telespettatori italiani, e continuò ad essere trasmesso tutti gli anni, fino ai giorni nostri. A partire dalla 3° edizione, il Festival si svolse nel Cinema Teatro "Antoniano" di Bologna; dal 1963, entrò a far parte dell'evento televisivo anche l'indimenticata Mariele Ventre (1939-1995), che aveva le funzioni d'insegnare le canzoni ai bambini partecipanti, e di dirigere il Piccolo Coro dell'Antoniano. In ricordo di quella 1° edizione, ecco il testo di Lettera a Pinocchio, scritto dal compositore e paroliere Mario Panzeri (1911-1991)


LETTERA A PINOCCHIO

(M. Panzeri)


Ho tanto desiderio questa sera

Di scrivere una lettera a qualcuno

E tra gli amici della primavera

Al mio più caro amico scriverò


Carissimo Pinocchio

Amico dei giorni più lieti

Di tutti i miei segreti

Che confidavo a te


Carissimo Pinocchio,

Ricordi quand'ero bambino?

Nel bianco mio lettino

Ti sfogliai, ti parlai, ti sognai


Dove sei? Ti vorrei veder

Del tuo mondo vorrei saper

Forse Babbo Geppetto è con te

Dov'è il Gatto che t'ingannò

Il buon Grillo che ti parlò

E la Fata Turchina dov'è?


Carissimo Pinocchio

Amico dei sogni più lieti

Con tutti i miei segreti

Resti ancor nel mio cuor come allor

Resti ancor nel mio cuor come allor


Dove sei? Ti vorrei veder

Del tuo mondo vorrei saper

Forse Babbo Geppetto è con te

Dov'è il Gatto che t'ingannò

Il buon Grillo che ti parlò

E la Fata Turchina dov'è?


Carissimo Pinocchio,

Amico dei giorni più lieti

Con tutti i miei segreti

Resti ancor nel mio cuor come allor

venerdì 22 settembre 2023

"La voglia di sognare" di Ornella Vanoni

 Il 22 settembre del 1934, nacque a Milano Ornella Vanoni: una delle migliori cantanti italiane, interpretò con ottimi risultati brani musicali di cantautori italiani come Gino Paoli e Luigi Tenco. La sua carriera artistica cominciò a metà degli anni '50 del XX secolo; a quei tempi la Vanoni si fece conoscere grazie ad alcune personalissime interpretazioni delle cosiddette "Canzoni della mala". Il successo a livello nazionale gli arrise dai primissimi anni '60; numerose le sue partecipazioni al Festival di Sanremo, così come ad alte prestigiose manifestazioni canore. Tra le sue canzoni più belle, ricordo "Senza fine" (1961), "La musica è finita" (1967), "L'appuntamento" (1970) e "Domani è un altro giorno" (1971). Il pezzo che oggi preferisco, tra i moltissimi che pubblicò, s'intitola "La voglia di sognare"; uscito nel 1974, prima in versione 45 giri, poi come prima traccia dell'album omonimo, fu scritto da Carla Vistarini (parole) e Luigi Lopez (musica). Il testo parla di una donna che ricorda con accenti malinconici e sognanti, tutte le tappe di un amore intenso, che sembrava destinato a durare, e che invece, col tempo si è affievolito. Per questo motivo la donna si rivolge al suo compagno, invitandolo, grazie ai ricordi più belli, a ritrovare quegli entusiasmi perduti che erano alla base del loro rapporto. L'eccezionalità dell'interpretazione della Vanoni, a mio parere, risiede nella sua capacità d'immedesimarsi nella vicenda, trattata in modo così intenso da sembrare che la riguardi personalmente. La malinconia che si respira ascoltandola, ha dei toni veramente strazianti.


LA VOGLIA DI SOGNARE

(C. Vistarini - L. Lopez)


Ti ricordi il primo giorno che ci siamo conosciuti?

Eri strano, emozionato

Quanto tempo è già passato!

Mi piaceva il tuo coraggio, la pazienza del tuo amore

E con te mi son trovata bene a vivere e a pensare


E d'inverno quante sere siamo stati ad inventare

Per il figlio che volevi

Un nome grande

Era bello andare avanti

Con niente, ma insieme


E la voglia di sognare è difficile a passare

Anche dopo tanto tempo io ti vedo come allora

Un po' allegro e un po' scontento

Un po' tenero e violento

Di parole mica tante ma io non me ne lamento


È la voglia di sognare che ci fa dimenticare

Una vita fatta solo di giornate ad aspettare

Un minuto dopo l'altro, perduti, ma insieme


È con te che voglio stare

Della vita mi accontento

E mi sembra di aver tutto

Solo avendoti qui accanto


È la voglia di sognare che ci fa dimenticare

Una vita fatta solo di giornate ad aspettare

Un minuto dopo l'altro, perduti, ma insieme


Se non puoi dimenticare

Quell'età del nostro amore

Quando per portarmi un fiore

Ti scordavi di mangiare

È la voglia di sognare

È la voglia di sognare

È la voglia di sognare




mercoledì 20 settembre 2023

Hit Parade (Top Ten) dei dischi a 45 giri del 21 settembre 1974

 Guardando la Hit Parade italiana dei 45 giri di 49 anni fa, salta all'occhio il fatto che tra i primi 10 non ve n'era uno proveniente dall'estero: dominavano gli italiani, fossero cantautori, complessi o semplici solisti. Ovviamente le canzoni che ancora primeggiavano nelle classifiche erano quelle dell'estate che stava per concludersi. Il trionfatore della stagione estiva del '74 fu Claudio Baglioni, con la bellissima ...E tu, seguito da Drupi, con Piccola e fragile; grandi soddisfazioni ebbero anche Marcella e Gianni Bella, Umberto Balsamo e Patty Pravo; stesso discorso per due complessi: i Cugini di campagna e gli Alunni del sole. Riccardo Cocciante invece, proprio allora si affacciava nella "Top Ten", e, con la sua celebre Bella senz'anima, avrebbe spodestato dal trono Baglioni alla fine di ottobre del medesimo anno.



Hit Parade italiana dei dischi a 45 giri più venduti del 21 settembre 1974


1.  ...E tu - Claudio Baglioni

2.  Innamorata - I cugini di campagna

3.  Più ci penso - Gianni Bella

4.  Nessuno mai - Marcella

5.  Piccola e fragile - Drupi

6.  Bugiardi noi - Umberto Balsamo

7.  Soleado - Daniel Santacruz ensemble

8.  Jenny - Gli alunni del sole

9.  Bella senz'anima -Riccardo Cocciante

10. Come un Pierrot - Patty Pravo

domenica 3 settembre 2023

"L'ultimo romantico" di Pino Donaggio

 

L’ultimo romantico è il titolo di una canzone interpretata dal cantautore Pino Donaggio, che partecipò alla 21° edizione del Festival di Sanremo, tenutasi nel 1971. Brano musicale realizzato dallo stesso Donaggio e, per il testo, da Vito Pallavicini, oltre ad uscire in versione 45 giri, diede il titolo all’album, pubblicato dalla casa discografica Carosello, sempre nel 1971, che comprendeva altre 11 canzoni del cantautore veneto. Con L’ultimo romantico Donaggio raggiunse, a mio parere, uno degli apici della sua carriera da solista nel settore della musica pop. Pezzo decisamente accattivante, sia per la musica, che presenta un’introduzione notevole, grazie al violino che lo stesso cantante utilizza, e sia per il testo, in cui un uomo si dichiara addirittura quale “ultimo romantico” (una sorta di razza in estinzione, parafando una canzone di Giorgio Gaber). Il motivo risiede nel fatto che, questa canzone, fu scritta pochi anni dopo 1968: anno fatidico che fa da spartiacque tra due decenni che mostrano una notevole differenza tra di loro, e che coincidono, più o meno, con gli anni ‘60 e gli anni ’70 del XX secolo. In un periodo in cui sembrava che tutto stesse cambiando, e chi non si fosse adeguato a tali cambiamenti sarebbe stato praticamente escluso o marginalizzato, un uomo confessa la sua impossibilità di cambiare, e lo spiega col fatto inoppugnabile che, in natura, nulla muta. Una rosa, il mare, il cielo, così come tutti gli animali e tutte le piante non mostrano alcun cambiamento attraverso gli anni, come invece sono soliti fare gli esseri umani, i quali decidono, più o meno spontaneamente, di seguire le mode dei loro tempi. E, dice sempre “l’ultimo romantico”, se è vero che nella testa degli umani mutano le idee, i comportamenti e gli ideali, non muta né mai muterà il modo di amare, poiché l’amore è qualcosa a sé stante, non paragonabile ad altri sentimenti. In pratica, Donaggio con questa canzone si distanzia dai suoi colleghi che, proprio in quegli anni, avevano deciso di abbracciare le nuove tendenze – non solo artistiche – che si erano sviluppate a partire dal 1968. Non fu il solo a prendere questa decisione, visto che altri cantautori, più o meno della sua generazione (Gino Paoli, Sergio Endrigo, Bruno Lauzi ed altri ancora), presero la sua stessa strada, continuando a cantare, soprattutto, canzoni d’amore. Fatto sta che, proprio in quegli anni, con l’avvento dei cosiddetti “cantautori politici”, Donaggio e non solo subì una sorta di marginalizzazione. Dopo un ulteriore partecipazione al Festival di Sanremo nell’anno successivo, il cantautore veneto si allontanò quasi definitivamente dal mondo della musica pop, per dedicarsi assiduamente alla stesura di colonne sonore filmiche, tra l’altro con ottimi risultati.

 

 

Pino Donaggio

 

L'ULTIMO ROMANTICO

(P. Donaggio - V. Pallavicini)

 

L'ultimo

Sono io l'ultimo romantico

Sono io quello che ti può donare un fiore

E capire da questo, dall'espressione del viso

Dal tremore di una mano se mi ami

 

L'ultimo

L'ultimo romantico di un mondo

Che si può commuovere guardando due colombi

Baciarsi su una piazza incuranti della gente

Che li può calpestare per la fretta d'arrivare

 

Perché se una rosa è una rosa

Da quando c'è il mondo io devo cambiare?

Perché se il mare, il cielo, il sole e il vento

Non cambiano mai?

 

Perché se l'amore è l'amore

Da quando c'è il mondo io devo cambiare?

Perché ci son già tante cose che stanno cambiando

L'amore non può?

 

L'ultimo

L'ultimo romantico di un mondo

Che si può commuovere guardando due ragazzi

Baciarsi su una piazza incuranti della gente

Come facciamo adesso, come facciamo noi due

 

Perché se una rosa è una rosa

Da quando c'è il mondo io devo cambiare?

Perché se il mare, il cielo, il sole e il vento

Non cambiano mai?

 

Perché se l'amore è l'amore

Da quando c'è il mondo io devo cambiare?

Perché ci son già tante cose che stanno cambiando

L'amore non può?