martedì 12 febbraio 2013

Tradizione e poesia nelle canzoni di Guy Béart

Guy Béhart Hasson è un cantautore francese assai bravo, purtroppo praticamente sconosciuto nel nostro paese. Nacque a Il Cairo (Egitto) nel 1930 da famiglia ebraica, suo padre era un contabile e il suo lavoro lo costrinse a spostamenti frequenti, cosicchè l'infanzia di Béart trascorse in parecchi luoghi (Francia, Grecia, Messico e naturalmente Egitto). Quando la famiglia si stabilì per sette anni in Libano, Guy cominciò ad interessarsi di musica e non ancora diciottenne andò a Parigi per approfondire i suoi studi alla "Ecole nationale de musique". I suoi studi non si limitarono soltanto alla musica, infatti si laureò in ingegneria e dopo la morte del padre (1952) decise di proseguire la carriera da ingegnere, anche per aiutare economicamente la famiglia, frequentando la prestigiosa "Ecole nationale de ponts et chaussées". Simultaneamente continuò a coltivare la sua passione per la musica, soprattutto nel tempo libero, suonando sia il violino che il mandolino, scrivendo canzoni ed esibendosi nei cabaret di Parigi col nome d'arte di Guy Béart. Quando una delle sue canzoni: Bal chez Temporel, il cui testo è dello scrittore André Hardellet, fu eseguita da un noto cantante, ottenne un grande successo e le sue composizioni musicali iniziarono ad andare a ruba, fu da allora che personaggi illustri come Juliette Greco ed altri interpretarono le sue canzoni. Finalmente, grazie anche al produttore Jacques Canetti ed al famoso musicista Boris Vian, Béart ebbe modo di realizzare il suo primo album che vinse un importante premio in Francia nel 1958. Sempre del 1958 è il suo primo grande successo, compose infatti la colonna sonora del film francese: L'Eau vive, di cui l'omonimo brano musicale, cantato da Béart, è considerato oggi un classico della canzone francese così come altre canzoni uscite negli anni a seguire come Les grands principes (1965), Le grand chambardement (1967) e La vérité (1968); importanti sono anche due suoi album dedicati alla canzone tradizionale francese (soprattutto Vive la rose del 1966). Nel 1963 nacque sua figlia Emmanuelle che diventerà una nota attrice francese. A causa della sua timidezza, anche dopo essersi affermato, ebbe non poche difficoltà ad esibirsi nei concerti davanti ad un largo pubblico (tra l'altro fu anche al "Paris Olympia"). Dopo un lungo periodo in cui fu assiduamente presente sia nel mercato discografico che in televisione, a cominciare dagli anni settanta il suo successo diminuì; agli inizi degli anni ottanta Béart era ormai fuori dal mondo dello spettacolo, anche per motivi legati alla salute precaria; su quest'ultimo argomento è imperniato un suo libro del 1987 intitolato L'esperance folle. Nel 1994 è stato premiato dalla "Académie française" per l'insieme della sua opera musicale, con una medaglia prestigiosa (la "grande médaille de la chanson française").
Cantautore e poeta, Béart scrisse centinaia di canzoni in cui spesso si riscontra una melodia semplice unita ad un testo tutt'altro che banale; molto belli sono anche i rifacimenti elaborati dal cantautore francese di famose canzoni popolari transalpine (si ascoltino per esempio Brave Marin, Le conscrit du Languedoc e Aux marches du palais).

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