sabato 17 settembre 2016

Cantautori italiani degli anni '70: Capitolo I - (1970-1971)

Gli anni settanta iniziarono, parlando esclusivamente di cantautori italiani, sulla falsa riga degli ultimi anni del decennio precedente. Infatti, analizzando le canzoni pubblicate nel 1970 ed il 1971, non si notano particolari innovazioni, né personaggi che sappiano stravolgere le regole secondo le quali si muoveva a quel tempo la canzone italiana.
Tra le cose da menzionare, c'è la drastica decisione di Giorgio Gaber di abbandonare il mondo della canzone, per abbracciare in toto  quello del teatro. La sua trasformazione avvenne però gradualmente, tant'è che proprio in questi anni uscirono due suoi ottimi 33 giri: Sexus e politica (1970) e I borghesi (1971); in quest'ultimo, Gaber mostra di saper interpretare alla grande alcuni memorabili pezzi di Jacques Brel (I borghesi e L'amico tra le migliori canzoni).



Continuando a parlare dei "vecchi" cantautori, o meglio, di coloro che già avevano trovato una certa dimensione ed una notevole affermazione, ancora una volta Fabrizio De Andrè si mostrò il migliore in assoluto; in questo lasso di tempo pubblicò due LP che rimangono nella storia: La buona novella (1970), ispirato dai vangeli apocrifi, e Non al denaro, non all'amore né al cielo (1971): un'ottima trasposizione musicale di alcuni versi tratti da "La leggenda di Spoon River" di Edgar Lee Master.



Bruno Lauzi, in questo periodo abbandonò il ruolo di cantautore per vestire soltanto i panni dell'interprete: ottimo in verità, soprattutto se ci si riferisce ad alcune canzoni della coppia Battisti-Mogol come Amore caro, amore bello e L'aquila.
Anche Enzo Jannacci interpretò a modo suo canzoni di altri autori come Paolo Conte (Mexico e nuvole), ma si fece notare anche per le sue geniali creazioni musicali, presenti, per esempio, nell'album La mia gente (1970); da questo disco voglio citare almeno due brani: Il dritto e Il Duomo di Milano.
Sergio Endrigo ottenne nuovi consensi di critica e di pubblico grazie alle sue partecipazioni sanremesi, in particolare con L'arca di Noè (1970). Buono anche il suo 33 giri Nuove canzoni d'amore (1971).
Meno positivo può definirsi questo biennio per la produzione artistica di Gino Paoli, il quale nel 1971 fece uscire ben tre album, discreti nella qualità, dove venivano riproposte anche sue canzoni famosissime degli anni '60.
Piero Ciampi acquistò popolarità grazie ad una canzone struggente di rara bellezza: Tu no (1970); nel 1971 uscì un album (che portava il suo nome) con alcune tra le sue migliori canzoni di sempre come L'amore è tutto qui, Il Natale è il 24 e Il vino.
Tra gli anni d'oro di Lucio Battisti (e anche del paroliere Mogol) vi sono compresi il 1970 ed il 1971: in questi due anni pubblicò grandissimi successi come Fiori rosa, fiori di pesco, Il tempo di morire, Emozioni, Anna, Pensieri e parole che, ancora oggi, sono conosciuti dalla stragrande maggioranza del pubblico musicale italiano. Più sperimentale risultò invece il Long Playing del 1971 intitolato Amore e non amore.



Lucio Dalla, finalmente, nel 1971 si affermò in modo superbo grazie alla bellissima 4/3/1943, canzone che partecipò anche al Festival di Sanremo. Dello stesso anno è anche l'ottimo LP Storie di casa mia, che contiene altri capolavori come Itaca, Il gigante e la bambina, La casa in riva al mare e Per due innamorati. Dalla in quegli anni non scrisse i testi dei suoi brani musicali, avvalendosi della collaborazione di ottimi parolieri, tra i quali ricordo Sergio Bardotti, Paola Pallottino e Gianfranco Baldazzi.

  
Nel 1970 Francesco Guccini ricominciò a pubblicare album (l'unico uscito fino a quell'anno era del 1967): Due anni dopo e L'isola non trovata sono i titoli. In entrambi si ritrova la stessa poetica meditativa e polemica del cantautore emiliano; si citano, tra i brani migliori: Primavera di Praga, Ophelia, Il frate, Canzone di notte.
Claudio Baglioni si era affacciato nel mondo della musica leggera per la prima volta nel 1969, quando aveva pubblicato il suo primo disco a 45 giri. Nel 1970 si ripropose alla grande con un LP che portava il suo stesso nome. Malgrado il buon valore dei brani musicali qui presenti, il disco non ebbe il successo sperato. Nel 1971 Baglioni si ripresentò al pubblico musicale con un 33 giri nuovo solo in parte (sono infatti presenti alcune canzoni del precedente LP) intitolato Un cantautore dei giorni nostri; qui c'è anche Cincinnato: una delle interpretazioni migliori del cantautore romano. Mi sembra giusto precisare che Baglioni, nella creazione delle canzoni di questi dischi come in quelle dei futuri, si avvalse del contributo di Antonio Coggio: musicista e amico del cantautore romano.



Bellissimo l'esordio discografico di Roberto Vecchioni, che nel 1971 pubblicò il suo primo album intitolato Parabola: qui, oltre al brano che dà il titolo al disco,  si trovano altre canzoni anche famose, come Luci a San Siro, Improvviso paese, Cambio gioco, che spiccano per qualità di musiche e di testi e per una interpretazione sempre "passionale".



Per il resto, va segnalato un album di Domenico Modugno del 1971: Con l'affetto della memoria, dove compare per la prima volta Amara terra mia: ottima rielaborazione di una vecchia canzone popolare abruzzese. C'è poi un 45 giri di Gipo Farassino del 1970 con due belle canzoni: Ballata per un eroe e Non piangere Maria. In questi anni debutta anche il giovane Claudio Rocchi: nei suoi primi 33 giri: Viaggio (1970) e Volo magico n. 1 (1971) si trovano alcune composizioni altamente poetiche come La tua prima luna e La realtà non esiste. Pochi oggi ricordano il nome di Giorgio Laneve, cantautore in stile francese che iniziò a pubblicare dischi a partire dal 1970; di questo anno è Amore dove sei, mentre, del 1971 è un altro ottimo brano intitolato La leggenda del mare d'argento; da ricordare anche l'intero album Amore e leggenda (1971). Infine merita una menzione anche il primo album pubblicato da Franco Battiato nel 1971: Fetus: all'interno si trovano otto composizioni musicali che hanno, come peculiarità principale, la netta sperimentazione (e ciò è riferito anche ai testi); insomma, un disco troppo "difficile" e ancora lontano da quelli che il cantautore siciliano pubblicherà a partire dal 1979.



domenica 17 aprile 2016

Inutili memorie

Nei dischi a 45 giri dei Pooh usciti durante gli anni '70, si trovano alcune canzoni pressoché sconosciute del più famoso complesso italiano di sempre, che, malgrado ciò, posseggono qualità non indifferenti. Una di esse è "Inutili memorie": retro del singolo pubblicato nel 1974 (il lato A conteneva "Se sai, se puoi, se vuoi"). Il testo, seppure non sia da buttare, non si discosta dai molti che hanno caratterizzato le canzoni dei Pooh sia in quel determinato periodo che in altri precedenti e successivi: tratta infatti della fine di un rapporto amoroso; in particolare, fin dalle prime parole, si intuisce che un uomo è rimasto da solo in una casa dove la coppia ha vissuto per un certo tempo; qui si presenta un altro uomo, conoscente della donna assente, per recuperare alcuni oggetti di lei rimasti ancora in casa. In sostanza, il discorso dell'uomo abbandonato, vuole mettere in risalto il bilancio totalmente fallimentare di questa relazione giunta al suo epilogo, sottolineando che non vale la pena neppure di ricordarla più di tanto, e per questo motivo, di tale periodo della vita dei due, rimangono soltanto inutili memorie. Molto più suadente del testo è la musica di Roby Facchinetti, che, con pochi, semplici accordi riesce a creare un'atmosfera decisamente gradevole; l'orchestrazione e le voci del gruppo fanno il resto, sì che pur avendola scoperta con molto ritardo, considero questa canzone dei Pooh tra le migliori di sempre. Peccato che quasi nessuno la conosca.


INUTILI MEMORIE
(V. Negrini - R. Facchinetti)

Lascio prendere
quel che c'era qui
ancora di tuo
c'è un signore che
si presenta qui in nome tuo
ne sa di nomi
È con calma che
sta insegnandomi
cosa sei
confusioni che
mai risolte qui
porti a lui
mi dà un consiglio, se ne va
Pace sia
se fossi intelligente
pace sia
per l'anima e la mente
libertà
sei da recuperare
tempo fa
l'avrei saputo fare
Dalla mia
la dignità violata
facile
considerarti odiata
facile
se fossi come ero
libero
su libero sentiero
Ma sui vetri
rivolti a un dolce
sole c'è
l'indistinta e
sconfitta ombra
di me e di te
m'interroga...
Al mio viso due
mani, un'anima
noi qui, io
trascinandomi
oppure in corsa fui
sempre io
che ne resta
non lo so
Rifiutai
per darti il mio presente
ciò di me
che forse era importante
e ascoltai
per farti ritrovare
ciò di te
che si lasciava andare
Restano
due strade da seguire
inutili
memorie custodire
ho di te
che niente mi hai lasciato
fare sì
che niente sia esistito
Possa estinguersi
l'inquietante
impressione che
lascio prendere
insieme al resto anche il
senso a me
di esistere
Uomo e non di più
ieri e sempre più
sono io
tu lo voglia o no
tu ci creda o no
io vivrò

tu esista o no


giovedì 31 marzo 2016

La mia musica

Tra le canzoni italiane migliori degli anni '80 inserirei sicuramente "La mia musica" di Toto Cutugno. Penso che pochi se la ricordino, visto che non fu un grande successo commerciale, né vinse alcuna competizione canora; pure possiede delle qualità, primariamente musicali e secondariamente testuali (si tratta di una collaborazione tra il cantante italiano e due chansonnier francesi). Iniziando con la musica non si può negare che la melodia sia accattivante e molto orecchiabile: soprattutto il ritornello principale rimane nella testa di chi ascolta. Il testo, che dovrebbe essere di origine francese, è una sorta di "amarcord", un ricordo dei principali momenti della vita di un giovane uomo, inframezzati da ripetute dichiarazioni d'amore nei confronti della musica. Non si può negare la sincerità, riguardo a quest'ultimo concetto espresso dal cantante toscano nelle sue note, visto che ha dedicato alla composizione di canzoni un'intera vita, tra l'altro con grandi soddisfazioni (certamente meritate). Non fu però soddisfacente, come già ricordato, il risultato delle vendite di questo 45 giri uscito, se non sbaglio, nella primavera del 1981. In seguito, Cutugno non pubblicò dischi per circa un anno; nel 1982 fece uscire il suo terzo album, intitolato proprio "La mia musica", dove il pezzo apre la serie di canzoni; riapparve poi al Festival di Sanremo dell'anno successivo, con quello che ancora oggi è il suo brano per eccellenza: "L'italiano" (che, clamorosamente, non vinse la competizione).


LA MIA MUSICA
(Salvatore Cutugno - Pierre Delanoe - Charles Michel Sardou)

E torno indietro con il tempo 
trent'anni e più son già del vento 
un pianoforte, un po' d'amore 
e una gran donna dentro il cuore. 

Lo so che hai ragione tu, 
lo so che ti trascuro un po' 
e che ti lacio troppo sola, 
per la mia musica che vola, 
ma ci sei solo tu. 

E torno indietro con il tempo 
vent'anni sono già del vento 
ciao marinaio, ciao aviere, 
ciao compagnia mangiare e bere. 

Suona la tromba tra le dita, 
alzarzi all'alba che fatica 
ciao caporale un po' coglione, 
ciao signorsì, ciao gavettone. 

Adesso ho la mia musica 
Do re mi re do si la sol 
Melodia nel cuore nell'anima 
Musica: do re mi re do si la sol 
Melodia nel cuore nell'anima. 

E torno indietro con il tempo 
sedici anni sono già del vento 
ricordo il treno e la stazione 
il primo amore che emozione.

La stessa età, la stessa scuola, 
sei la piu' bella, sei la sola, 
il primo bacio nel portone 
e poi la mia prima canzone. 

Adesso ho la mia musica 
Do re mi re do si la sol 
Melodia nel cuore nel'anima 
Musica: do re mi re do si la sol 
Melodia nel cuore nel'anima. 

E torno indietro con il tempo 
6 anni sono gia' del vento 
e mangio musica e frittelle 
amo la luna, amo le stelle. 
Mio padre con la tromba in mano, 
mia madre ascolta piano piano, 
da grande voglio inventare 
poesie e canzoni da cantare. 

Musica do re mi re do si la sol 
Melodia nel cuore nel'anima 
Musica do re mi re do si la sol 
Melodia nel cuore nel'anima