giovedì 13 dicembre 2018

"Santa Lucia" di Francesco De Gregori


Santa Lucia è una canzone scritta e interpretata da Francesco De Gregori, che uscì per la prima volta, nel 1976, in un LP del cantautore romano che s'intitola Bufalo Bill. Io l'ascoltai e la scoprii più di dieci anni dopo, trovandola tra le canzoni di una musicassetta della Linea Tre della RCA intitolata Il mondo di Francesco De Gregori Vol. 2, e subito me ne innamorai. Ricordo che la sentivo molto spesso, quasi in continuazione, e non mi stancavo mai di farlo.
Si può affermare che sia una vera preghiera in forma di canzone; secondo me è il brano musicale più bello di Francesco De Gregori, e, tra l'altro, non credo di essere stato l'unico ad avere questa opinione, se è vero che anche il grandissimo Lucio Dalla la pensava in questo modo. Aggiungerò che ritengo Santa Lucia una della canzoni migliori nella storia della musica pop, paragonabile nel suo genere, e in parte simile, soltanto a Priere di Georges Brassens (ma quest'ultima è ispirata ad una poesia di Francis Jammes). Inutile dire che il testo si avvicina incredibilmente alla più autentica poesia, ma, nello stesso tempo, è innegabile che la musica e l'interpretazione di De Gregori rendano le parole ancor più intense e coinvolgenti.
Come dicevo, si tratta di una preghiera rivolta alla santa, affinché protegga la parte più sfortunata e derelitta dell'umanità: chi è costretto, per campare, a fare lavori decisamente pericolosi; chi vive in particolari luoghi estremamente difficili; chi percorre strade sbagliate e cade durante il suo tortuoso cammino; chi vive realtà di dipendenza che col tempo divengono fatali... Ma la preghiera si rivolge anche ad altre categorie, che commettono altri tipi di errori, compromettendo seriamente la serena e giusta convivenza tra i popoli.
C'è poi la parte finale, di una bellezza rara, in cui la richiesta di aiuto e di esaudimento verso la santa, ha come obiettivo un'umanità altrettanto sofferente, simbolicamente raffigurata da un violino dei poveri, da una barca sfondata e da un ragazzino che  prova a cantare; concentrandosi su quest'ultimo, le estreme parole della canzone esternano l'auspicio che il piccolo possa affrontare le infinite difficoltà che lo attendono nel corso della vita, in modo tale che non gli pesino più di tanto, e lo facciano maturare, fino a quando, divenuto un uomo, possa andare lontano, ovvero ottenere meritate gratificazioni e giuste soddisfazioni: le stesse che ottengono, senza guadagnarsele, quelle persone rientranti, ahimè, in categorie privilegiate e classi sociali elevate. La canzone è ancor più attuale oggi, in una società in cui le differenze tra ricchi e poveri, anno dopo anno si stanno facendo sempre più nette, e in cui succede troppe volte di vedere sciagure, scontri sociali e proteste di ogni tipo che nascono da ingiustizie; quasi sempre, chi combatte lo fa in nome di una democrazia latente e della tanto auspicata uguaglianza sociale, che oggi sembra diventata una vera e propria chimera.



SANTA LUCIA
( F. De Gregori)

Santa Lucia,
per tutti quelli che hanno gli occhi
e un cuore che non basta agli occhi
e per la tranquillità di chi va per mare
e per ogni lacrima sul tuo vestito,
per chi non ha capito.
Santa Lucia,
per chi beve di notte e di notte muore e di notte legge
e cade sul suo ultimo metro,
per gli amici che vanno e ritornano indietro
e hanno perduto l'anima e le ali.
Per chi vive all'incrocio dei venti
ed è bruciato vivo.
Per le persone facili che non hanno dubbi mai.
Per la nostra corona di stelle e di spine
e la nostra paura del buio e della fantasia.
Santa Lucia,
il violino dei poveri è una barca sfondata,
è un ragazzino al secondo piano
che canta, ride e stona:
perché vada lontano fa che gli sia dolce
anche la pioggia nelle scarpe,
anche la solitudine.

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