domenica 26 agosto 2012

Suona chitarra

Quando Giorgio Gaber cantava la sua bellissima "Suona chitarra" era il 1967, e già aveva in mente, probabilmente, di dare una netta svolta al suo modo di presentarsi al pubblico. Il testo della canzone citata, a tal proposito è più chiarificatorio che mai: Gaber ci mise dentro tutta la sua rabbia per non poter cantare le cose a cui teneva di più, per non esternare i suoi pensieri su argomenti importantissimi ma che, allora, non potevano e non dovevano essere trattati in una canzonetta, pena la censura che troppo spesso colpì proprio le canzoni di Gaber, in molti casi "vietate" e quindi mai trasmesse sia in radio che in TV. Canzoni sulle quali, a chiunque le ascolti oggi per la prima volta, verrebbe da chiedersi il motivo di tali divieti. D'altra parte Gaber all'epoca non era certo l'unico ad avere questo tipo di trattamento: altri cantautori famosi come Fabrizio De André e Luigi Tenco infatti subirono tagli netti e inappellabili alle loro canzoni da parte della censura che imperversava nella Rai già dalla sua nascita. Tornando al testo di Gaber, si tratta sostanzialmente di uno sfogo atto a porre in risalto il desiderio del cantautore milanese di non esibirsi davanti a un pubblico col solo intento di divertirlo, ma di farlo in modo nuovo e utile, magari parlando di problemi attuali, denunciando le cose sbagliate della società, criticando i politici o qualsivoglia categoria che non si comporta bene. Insomma Gaber non voleva più fare sempre e comunque il "giullare di corte" moderno, che ha solo il compito di intrattenere per un po' di tempo la folla, intendeva creare un rapporto differente e costruttivo con gli ascoltatori, affinché, grazie alle sue canzoni, la gente cominciasse a riflettere sulla realtà delle cose, e magari potesse nascere una discussione e quindi delle iniziative per poter migliorare quello che non va. Certo è che il finale di "Suona chitarra" non incoraggia, visto che Gaber pare si rassegni a dover "fare il pagliaccio", e con rabbia disperata debba continuare in eterno a suonare quella chitarra divenuta ormai strumento inutile che riproduce un suono sempre più sgradevole e incalzante, rancoroso verso quella massa enorme di pubblico che ama soltanto il frastuono e il vuoto. La canzone "Suona chitarra" apparve per la prima volta in un disco a 45 giri del 1967, e poi, l'anno seguente, come 3° traccia del lato B di "L'asse d'equilibrio", album tra i migliori di Giorgio Gaber che comprende altre canzoni indimenticabili come "Un uomo che dal monte" e "Eppure sembra un uomo". 



SUONA CHITARRA
(Federico Monti Arduini - Giorgio Gaber - Renato Angiolini)

Se potessi cantare davvero
canterei veramente per tutti,
canterei le gioie ed i lutti
e il mio canto sarebbe sincero.
Ma se canto così io non piaccio,
devo fare per forza il pagliaccio!
E allora...
Suona chitarra, falli divertire,
suona chitarra, non farli mai pensare
al buio, alla paura,
al dubbio, alla censura,
agli scandali, alla fame,
all’uomo come un cane
schiacciato e calpestato.
E allora...
Suona chitarra, falli divertire,
suona chitarra, non farli mai pensare,
suona chitarra mia...
E tutti in allegria.
Se potessi cantare io sento
che sarei veramente contento
ed il canto sarebbe qualcosa,
la chitarra sarebbe una sposa.
Ma io debbo soltanto piacere,
divertire la gente e scherzare!
E allora...
Suona chitarra, suona i tuoi accordi,
suona più forte, che si diventi sordi;
tutto è già passato,
è gia dimenticato
e solo chi oggi è buono
domani avrà il perdono:
il foglio del condono!
E allora...
Suona chitarra, falli divertire,
suona chitarra, non farli mai pensare
suona chitarra ancora...
E tutti alla malora!
E allora...
Suona chitarra, falli divertire,
suona chitarra, non farli mai pensare,
suona chitarra, forte i tuoi accordi,
suona più forte, che si diventi sordi,
suona chitarra, suona chitarra, suona chitarra...

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