domenica 3 settembre 2023

"L'ultimo romantico" di Pino Donaggio

 

L’ultimo romantico è il titolo di una canzone interpretata dal cantautore Pino Donaggio, che partecipò alla 21° edizione del Festival di Sanremo, tenutasi nel 1971. Brano musicale realizzato dallo stesso Donaggio e, per il testo, da Vito Pallavicini, oltre ad uscire in versione 45 giri, diede il titolo all’album, pubblicato dalla casa discografica Carosello, sempre nel 1971, che comprendeva altre 11 canzoni del cantautore veneto. Con L’ultimo romantico Donaggio raggiunse, a mio parere, uno degli apici della sua carriera da solista nel settore della musica pop. Pezzo decisamente accattivante, sia per la musica, che presenta un’introduzione notevole, grazie al violino che lo stesso cantante utilizza, e sia per il testo, in cui un uomo si dichiara addirittura quale “ultimo romantico” (una sorta di razza in estinzione, parafando una canzone di Giorgio Gaber). Il motivo risiede nel fatto che, questa canzone, fu scritta pochi anni dopo 1968: anno fatidico che fa da spartiacque tra due decenni che mostrano una notevole differenza tra di loro, e che coincidono, più o meno, con gli anni ‘60 e gli anni ’70 del XX secolo. In un periodo in cui sembrava che tutto stesse cambiando, e chi non si fosse adeguato a tali cambiamenti sarebbe stato praticamente escluso o marginalizzato, un uomo confessa la sua impossibilità di cambiare, e lo spiega col fatto inoppugnabile che, in natura, nulla muta. Una rosa, il mare, il cielo, così come tutti gli animali e tutte le piante non mostrano alcun cambiamento attraverso gli anni, come invece sono soliti fare gli esseri umani, i quali decidono, più o meno spontaneamente, di seguire le mode dei loro tempi. E, dice sempre “l’ultimo romantico”, se è vero che nella testa degli umani mutano le idee, i comportamenti e gli ideali, non muta né mai muterà il modo di amare, poiché l’amore è qualcosa a sé stante, non paragonabile ad altri sentimenti. In pratica, Donaggio con questa canzone si distanzia dai suoi colleghi che, proprio in quegli anni, avevano deciso di abbracciare le nuove tendenze – non solo artistiche – che si erano sviluppate a partire dal 1968. Non fu il solo a prendere questa decisione, visto che altri cantautori, più o meno della sua generazione (Gino Paoli, Sergio Endrigo, Bruno Lauzi ed altri ancora), presero la sua stessa strada, continuando a cantare, soprattutto, canzoni d’amore. Fatto sta che, proprio in quegli anni, con l’avvento dei cosiddetti “cantautori politici”, Donaggio e non solo subì una sorta di marginalizzazione. Dopo un ulteriore partecipazione al Festival di Sanremo nell’anno successivo, il cantautore veneto si allontanò quasi definitivamente dal mondo della musica pop, per dedicarsi assiduamente alla stesura di colonne sonore filmiche, tra l’altro con ottimi risultati.

 

 

Pino Donaggio

 

L'ULTIMO ROMANTICO

(P. Donaggio - V. Pallavicini)

 

L'ultimo

Sono io l'ultimo romantico

Sono io quello che ti può donare un fiore

E capire da questo, dall'espressione del viso

Dal tremore di una mano se mi ami

 

L'ultimo

L'ultimo romantico di un mondo

Che si può commuovere guardando due colombi

Baciarsi su una piazza incuranti della gente

Che li può calpestare per la fretta d'arrivare

 

Perché se una rosa è una rosa

Da quando c'è il mondo io devo cambiare?

Perché se il mare, il cielo, il sole e il vento

Non cambiano mai?

 

Perché se l'amore è l'amore

Da quando c'è il mondo io devo cambiare?

Perché ci son già tante cose che stanno cambiando

L'amore non può?

 

L'ultimo

L'ultimo romantico di un mondo

Che si può commuovere guardando due ragazzi

Baciarsi su una piazza incuranti della gente

Come facciamo adesso, come facciamo noi due

 

Perché se una rosa è una rosa

Da quando c'è il mondo io devo cambiare?

Perché se il mare, il cielo, il sole e il vento

Non cambiano mai?

 

Perché se l'amore è l'amore

Da quando c'è il mondo io devo cambiare?

Perché ci son già tante cose che stanno cambiando

L'amore non può?

 

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