domenica 4 marzo 2012

Le parole incrociate

LE PAROLE INCROCIATE

(Roberto Roversi - Lucio Dalla)

Chi era Bava il beccaio? Bombardava Milano;
correva il Novantotto, oggi è un anno lontano.
I cavalli alla Scala, gli alpini in piazza Dom.
«Attenzione:
cavalleria piemontese, gli alpini di Val di Non».

Chi era Humbert le Roi? Comandava da Roma;
folgore della guerra, con al vento la chioma.
La fanteria stava a Mantova, i bersaglieri sul Po.
«Attenzione:
fanteria calabrese, i bersaglieri di Rho».

E chi era Nicotera, ministro dell'interno?
Sole di sette croci e fuoco dell'inferno.
All'Opera il Barbiere, cannoni a Mergellina.
«Attenzione:
spari capestri e mazze da sera alla mattina».

Di pietra non è l'uomo
l'uomo non è un limone
e se non è di pietra
non è carne per un cannone.
Cavallo di re
la figlia di un re
l'ombra di un re
e la voglia di un re.
Soltanto chi è re
può contrastare un re.
Il gioco dei potenti
è di cambiare se vogliono
anche la corsa dei venti.

«E i limoni a Palermo? Pendevano dai rami,
coprendo d'ombra il sangue di poveri cristiani.
Chi era Pinna? Un questore, a Garibaldi amico.
«Attenzione:
fucilazioni in massa, dentro al castello antico».

«E la tassa sul grano? Tutta l'Emilia rossa
s'incendia di furore, brucia nella sommossa.
Stato d'assedio, spari, la truppa bivacca.
«Attenzione:
lento scorreva il fiume da Cremona a Ferrara».
Che nome aveva l'acqua trasformata in pantano?

Macello a sangue caldo di popolo italiano.
Un'intera brigata decimata sul posto.
«Attenzione:
i soldati legati agli alberi, agli alberi del bosco».

L'uomo non è di pietra
l'uomo non è un limone
poichè non è di pietra
neppure è carne da cannone.
Quando la vecchia
carne voleva
il macellaio
fu presto impiccato;
e un re da cavallo
è anche sbalzato
e in mezzo al salnitro
precipitato,
come al tempo
del grande furore
quando il vecchio imperatore
a morte condannava
chi faceva l'amore.

Sei le colonne in fila, il gioco è terminato.
Nel bel prato d'Italia c'è odore di bruciato.
Un filo rosso lega tutte, tutte queste vicende.
«Attenzione:
dentro ci siamo tutti, è il potere che offende».
 

Bellissima canzone del duo Roversi-Dalla, una delle dieci (tutte ottime) che fan parte del secondo LP nato dalla straordinaria collaborazione tra il poeta Roberto Roversi e il cantautore Lucio Dalla: "Anidride solforosa" (1975). Nel testo, scritto da Roversi, si vuole porre l'attenzione su una serie di fatti incresciosi, relativi a insurrezioni popolari e a repressioni sanguinarie, avvenuti nell'Italia del secondo Ottocento, tra il 1861 ed il 1900: praticamente nel primo quarantennio di vita della nazione italiana. Si citano, in paticolare, i seguenti episodi (in ordine cronologico):

Le repressioni nei confronti dei ribelli siciliani avvenute nel settembre del 1866 ad opera del generale Raffaele Cadorna, dei suoi ufficiali, e del questore di Palermo Felice Pinna (nominato nel testo della canzone).

Gli scontri tra la popolazione e le forze dell'ordine avvenuti a seguito dell'entrata in vigore della "Tassa sul macinato" nel 1869; tali scontri furono particolarmente cruenti in Emilia. Anche in questo caso la risposta del governo italiano fu durissima e la repressione della rivolta causò parecchi morti.

Le azioni repressive, assai violente, verso ogni forma di ribellismo sul territorio italiano, ordinate dal ministro dell'Interno Giovanni Nicotera nel periodo compreso tra il 1876 ed il 1877, durante il governo Depretis.

Le sanguinose violenze durante lo stato d'assedio di Milano nel maggio 1898, quando, per l'isorgenza di reiterati tumulti da parte della popolazione meneghina, il generale Fiorenzo Bava Beccaris ordinò all'esercito di sparare cannonate sulla folla che stava manifestando contro il governo italiano; la conseguenza fu una strage: ottanta morti e centinaia di feriti.

L'attentato al Re d'Italia Umberto I di Savoia da parte dell'anarchico Gaetano Bresci avvenuto il 29 luglio del 1900. Bresci sparò contro il Re tre colpi di pistola ferendolo mortalmente.

Tutti questi significativi episodi, accaduti dopo l'unità d'Italia, dimostrano quanto fossero difficili quei primi anni per una nazione che, nata in ritardo rispetto a molte altre in Europa, faticava non poco a trovare quei valori basilari capaci di tenere unito un popolo. L'incapacità da parte dei vari governi che si succedettero in quel trentennio, di attuare una politica giusta e di salvaguardare tutte le classi sociali presenti nella penisola, causarono molte insurrezioni popolari troppo spesso sedate con la forza. Tutto sommato la strategia del potere di allora non era poi così diversa da quella fascista, iniziata dopo qualche decennio, e che rappresenta la fase più involutiva e deprecabile della storia d'Italia.
Il testo di Roversi trae spunto da questi fatti reali entrati nella nostra storia ma poco conosciuti, per confrontarli col presente. E se si prova a fare tale confronto, si noterà che i problemi non sono poi così diversi: il malgoverno c'era e c'è stato fino a poco fa; l'iniquità di alcune tasse e di parecchie leggi recenti non si distanziano poi tanto da quelle di allora. Anche la repressione di forme di protesta (che siano violente o meno) si è dimostrata troppo severa in più di un caso recente. Insomma, la bellissima canzone di Dalla ancora oggi è attualissima e va ascoltata con molta attenzione perché, come dice il cantautore: «dentro ci siamo tutti».
 


Nessun commento:

Posta un commento