"Un uomo che dal monte" è il titolo di una tra le più belle canzoni di Giorgio Gaber, che però pochissimi ricordano. Faceva parte di un LP uscito nel 1968, intitolato "L'asse d'equilibrio" (è la 2° traccia del lato A) che comprendeva altre ottime canzoni del cantautore milanese, come "Eppure sembra un uomo" e "Suona chitarra". Il testo di "Un uomo che dal monte" è di Gaber, mentre la musica è stata scritta dallo stesso Gaber e da Giorgio Casellato. L'argomento del brano è in verità molto triste: si tratta della confessione estrema di un uomo ormai giunto al capolinea; costui, che si trova in età avanzata, si dichiara incapace di trovare le forze e gli stimoli per continuare a vivere. Nel testo c'è qualche vago riferimento al romanzo "Il vecchio e il mare" di Hemingway e, più marcatamente, alla poetica dei crepuscolari, visto che si parla di un "uomo triste" rassegnato e consapevole del fatto che il suo tempo migliore è passato per non ritornare mai più. Pertinenti al caso mi paiono anche questi versi di Giorgio Vigolo presenti nell'ultima opera poetica dello scrittore romano, "La fame degli occhi":
«Amico, la tua favola è finita,
chiudi il quaderno, è inutile inventare
altri domani: è l'ovvio che ti aspetta».
La canzone "Un uomo che dal monte". è stata inserita recentemente nel cofanetto antologico "Prima del Signor G" (Bmg Ricordi 2005). Eccone, infine, il testo.
UN UOMO CHE DAL MONTE
(G. Gaber - G. Casellato - G. Gaber)
Un uomo che dal monte scende a valle
un uomo che non vive quasi più
ormai non ho più niente alle mie spalle
e non mi puoi salvare neanche tu.
E vola il tempo e vola la mia vita
che ormai non mi appartiene quasi più.
Un uomo vecchio che abbandona il mare
un uomo triste che non ride mai
è vero cara io non so più amare
e presto anche tu mi lascerai.
E vola il tempo e vola la mia vita
ciò che hai perduto non riavrai mai più.
Un uomo trascinato da un torrente
non ha la forza di tornare su
anch’io seguo la fila fra la gente
è tanto tempo che non lotto più.
E vola il tempo e vola la mia vita
ciò che è passato non ritorna più.
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